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Clima, sale il livello del mare e le popolazioni costiere dell'Africa affrontano nuove crisi che riguarda circa 117 milioni di persone

Clima, sale il livello del mare e le popolazioni costiere dell'Africa affrontano nuove crisi che riguarda circa 117 milioni di persone
Se continuerà così il livello aumenterà di 0,3 metri entro il 2030. Le 7 metropoli più grandi dell'Africa sulle coste, Lagos, Luanda, Dar es Salaam, Alessandria, Abidjan, Città del Capo e Casablanca cresceranno del 40%
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ACCRA (Ghana) - Inondazioni, erosioni costiere, perdita di habitat naturali, distruzione di villaggi e città, migrazioni forzate. Sono alcuni dei principali effetti del costante aumento del livello del mare (risultato dell'accumulo di emissioni di gas serra) che sta interessando le coste africane negli ultimi decenni. Se continuerà così il livello aumenterà di 0,3 metri entro il 2030, colpendo 117 milioni di africani. Ma le cose potrebbero anche peggiorare se continuerà ad alzarsi il livello di riscaldamento globale. E tutto questo – come riporta Africa Center – sta avvenendo contemporaneamente alla crescita demografica delle città costiere. Una crescita che registra i tassi più alti di tutto il resto del mondo.

La crescita e la spinta verso le città costiere. Si calcola che, in questo decennio, le 7 metropoli più grandi dell'Africa situate a ridosso delle coste - Lagos, Luanda, Dar es Salaam, Alessandria, Abidjan, Città del Capo e Casablanca - cresceranno del 40% (da 48 a 69 milioni di persone) più dell’aumento previsto per il totale del continente, vale a dire 27% (da 1,34 miliardi a 1,69 miliardi). Le città costiere più piccole potrebbero espandersi ancora più velocemente: Port Harcourt in Nigeria, ad esempio, dovrebbe crescere del 53%. In massima parte, a spingere verso le città costiere africane è la maggiore possibilità di trovare un lavoro. Lavoro che spesso ruota intorno alla cosiddetta “economia blu” legata alla pesca e dunque ai porti, ma anche al turismo. Un’economia che sostiene milioni di famiglie e incide nella crescita del PIL dei vari paesi e che secondo le stime, dovrebbe crescere dai 296 miliardi di dollari del 2018 a 405 miliardi di dollari entro il 2030.

Un calo generale delle economie locali. È chiaro, dunque, che la distruzione dei territori costieri, vorrà dire nel tempo un calo dei rendimento di determinate attività sia a livello di economie nazionali che familiari ma anche una ricaduta sui commerci di importazione ed esportazione attraverso i porti costieri. Per non parlare delle questioni legate alla sicurezza e alla salute pubblica. Erosioni, mareggiate, spesso incidono sulla tenuta degli edifici e compromettono le fogne dal punto di vista della tenuta e come luoghi che possono trasformarsi in bacini di riproduzione di microbi. Già oggi, per fare un esempio, a Lagos, il 50% dei pazienti ospedalizzati soffre di malattie trasmesse dall'acqua. Altro grave risultato dell’innalzamento del livello del mare è la contaminazione delle falde acquifere costiere che forniscono acqua per le colture.

Fenomeni che cambiano la vita e le abitudini delle persone. I fenomeni di innalzamento degli Oceani cambiano anche la vita e le abitudini del mondo marino, questo vuol dire che specie ed ecosistemi – interessati da forti ondate di caldo già dagli anni Ottanta del secolo scorso – sono esposti a condizioni ambientali oltre i loro limiti di tolleranza. Con il tempo si assiste alla distruzione degli ecosistemi marini e l'estinzione di numerose specie ma anche alle migrazioni verso altri mari cosa che significherà – e in parte è già in atto - la perdita di mezzi di sussistenza per i pescatori africani. Nel breve termine questo comporterebbe una contrazione del 30% del settore della pesca marittima entro il 2050. E ad esserne particolarmente colpite saranno l'Africa occidentale e quella settentrionale.

Cambiamenti demografici e geografici. Quello che si prospetta sono movimenti interni ai singoli paesi dovuti agli effetti delle reazioni alla crisi climatica. Mentre da un lato si registra uno spopolamento delle campagne verso le città, più attrattive dal punto di vista delle speranze di successo, occasioni di lavoro, delle infrastrutture, dall’altro le zone costiere stanno diventando sempre più vulnerabili e dunque sono in atto o si registreranno sempre di più mutamenti repentini della demografia e della società, legati ai cambiamenti dell’assetto geografico. Si prevede che - per esempio - Egitto e Nigeria, entrambe con metropoli ad alta densità vicino alla costa, dovranno affrontare i maggiori cali della popolazione costretta a spostarsi verso l’interno. Tra i paesi in cui gran parte della popolazione vive sulla costa, Senegal (41%), Benin (35%) e Liberia (29%), sono quelli particolarmente colpiti dall'innalzamento del livello del mare.

Le valutazioni della Banca Mondiale. Circa il 56% delle coste in Benin, Costa d'Avorio, Senegal e Togo sono esposte a un'erosione media di due metri all'anno. E la Banca Mondiale stima che erosione, inondazioni e inquinamento causino a questi paesi danni per 3,8 miliardi di dollari ogni anno. Insomma, senza opere di adattamento, strategie e piani d’azioni i danni causati dall'innalzamento del livello del mare e dagli eventi estremi in almeno 12 grandi città costiere africane saranno notevoli. Si parla di cifre minime che vanno tra i 65 e gli 86,5 miliardi di dollari entro il 2050.

Gli esempi di Alessandria, Lagos, Abidjan, Beira. La relazione di Africa Center riporta alcuni esempi. Come Alessandria, solo una delle numerose città costiere densamente popolate nel delta del Nilo che rischiano seriamente di essere sommerse nei prossimi tre decenni. Il delta del Nilo (escluso il Cairo) ospita 59 milioni di persone, ovvero il 57% della popolazione egiziana. Linfa vitale del paese, la regione contiene oltre il 60% delle terre agricole e della produzione ittica dell'Egitto. Una valutazione della vulnerabilità delle città di Alessandria, Rasheed (Rosetta) e Port Said ha rilevato che il probabile aumento del livello del mare di 0,5 metri potrebbe vedere - entro il 2050 - più di 2 milioni di persone abbandonare le proprie case, 214.000 posti di lavoro persi e oltre 35 miliardi di dollari persi nel valore della proprietà e entrate del turismo. Senza parlare del rischio per siti storici, culturali e archeologici di fama mondiale, o dell'insicurezza alimentare minacciata dalla perdita di terreni agricoli.

L'ipotesi peggiore: il livello del mare aumenta di 1 metro. Se il livello del mare salirà invece a 1 metro, la sola Alessandria subirà danni per 50 miliardi di dollari. Inoltre, circa 6 milioni di abitanti costieri del Delta si trasferiranno probabilmente nell'entroterra del Grande Cairo, metropoli già densamente popolata da circa 21 milioni di persone. Parliamo invece di Lagos, in cui vivono oltre 20 milioni di persone. Numero costantemente in crescita. Una città - sulla costa atlantica - che ha spesso subito forti precipitazioni pluviali, l’impatto del fiume e le inondazioni costiere. Sommando i danni ai beni, alla produzione economica e alla mortalità, la Banca Mondiale ha rilevato che il costo totale delle sole inondazioni fluviali e pluviali a Lagos è di 4 miliardi di dollari all'anno. L'innalzamento del livello del mare combinato con l'elevata urbanizzazione aggraverà i danni futuri e un terzo della popolazione si troverà sfollata.

I rischi in Senegal, Costa d'Avorio, Mozambico. Situazione difficile anche a Dakar, 39 miliardi di dollari di asset economici vulnerabili alle inondazioni. Questa la stima della Banca Mondiale. Più a Nord, St. Louis, fondata nel 1659, sta già scomparendo sotto il mare e molti residenti sono stati sfollati. Ci sono poi città, come Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio, dove l'aeroporto internazionale si trova a meno di un metro sul livello del mare. E del Mozambico si è spesso parlato per le tragedie, ambientali e umane, provocate dai frequenti cicloni. Dalla città di Beira, nel Mozambico centrale, colpita dal terribile ciclone del 2019, a Maputo e Matola nel Mozambico meridionale, circa 3 milioni di persone sono sempre più esposte all'innalzamento del livello del mare.

La forza di contrasto degli ecosistemi locali. Il report che abbiamo citato sottolinea l’importanza di piani di adattamento alle situazioni specifiche delle aree costiere africane. Il suggerimento è quello di evitare di investire in progetti infrastrutturali costosi e di manutenzione pesante per difendersi dalle mareggiate. Al contrario, molte città costiere africane potrebbero scegliere la soluzione basata sulla natura: ripristino di mangrovie, dune, fanerogame marine, zone umide e altri ecosistemi costieri. Progetti che, in realtà, sono timidamente in corso in alcuni paesi. Ancora poco per affrontare situazioni già critiche e che potrebbero portare verso crisi a cascata.