Il giudice per l’udienza preliminare di Trapani ha detto No alla costituzione di parte civile di Palazzo Chigi nel procedimento che vede coinvolte Medici senza frontiere, Save the children e Iuventa. L’avvocatura dello Stato lo aveva chiesto sia nei confronti degli imputati che degli enti (Ong e società proprietarie delle navi). Escluso in entrambi i casi. Ammesso soltanto il Viminale ed esclusivamente contro gli imputati. Nel procedimento 21 persone sono accusate di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

«Non contento che l’equipaggio della Iuventa e altri debbano affrontare un processo per le operazioni di salvataggio, il governo ha avuto l’audacia di chiedere di costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento per i presunti “danni” che sostiene di aver subito a causa del lavoro delle Ong che hanno salvato vite umane», ha dichiarato Elisa De Pieri, di Amnesty International.

Nell’udienza dell’11 febbraio scorso, invece, gli avvocati della difesa avevano presentato una richiesta di esclusione delle parti denunciando come l’atto dell’avvocatura fosse pieno di errori grossolani. «La costituzione di parte civile nelle parti di cui abbiamo chiesto la cancellazione non ha nulla a che vedere né con il capo d’imputazione né con gli atti di indagine. Sono piuttosto il frutto fantasioso di un ‘copia incolla’ mal concepito, forse tratto da un altro procedimento in cui il governo era precedentemente coinvolto. Una disattenzione che mostra scarso rispetto per imputati e tribunale», aveva dichiarato l’avvocata Francesca Cancellaro.

In quell’occasione è stato sollevato nuovamente il problema degli interpreti: gli imputati di Iuventa denunciano di non aver potuto godere di traduzioni adeguate durante i loro interrogatori (oltre a non aver potuto leggere nelle loro lingue tutti gli atti dell’accusa). Gli avvocati hanno presentato un’obiezione che però è stata respinta dal Tribunale. Il Gup ha ammesso che sono stati commessi errori ma li ha considerati come semplici «irregolarità».

Il fatto più sorprendente avvenuto durante questa fase del procedimento, comunque, è stata l’ordinanza con cui il Gip Samuele Corso ha disposto che la Capitaneria di porto di Trapani rimetta a nuovo e preservi la Iuventa, di cui è custode. Sequestrata il 2 agosto 2017 la nave è ormai ridotta a un relitto: sono state rubate diverse apparecchiature di bordo e ciò che rimane è ossidato o distrutto. Prima del pronunciamento del giudice si temeva rischiasse di affondare.

Anche per questo la settimana scorsa Iuventa ha presentato una denuncia alla procura di Trapani per sollecitare un’indagine che chiarisca chi è responsabile dell’abbandono della nave e perché l’ha lasciata al degrado. «L’omessa custodia secondo la legge italiana è reato. Ci attendiamo un’indagine approfondita che stabilisca se e chi non ha adempiuto al proprio dovere di preservare la perfetta funzionalità della nave di soccorso sequestrata dalle autorità», ha dichiarato l’avvocato Nicola Canestrini.

Quello di Trapani è il processo contro le organizzazioni umanitarie attive nel Mediterraneo. Insieme al procedimento contro la Mare Jonio, è l’unico su cui potrebbe scattare il rinvio a giudizio. Tutti gli altri sono stati archiviati. I fatti contestati ruotano intorno ai soccorsi del 2016-2017, cioè la prima fase dell’intervento della «flotta civile» lungo la rotta più letale al mondo.

Nell’udienza di ieri gli avvocati delle Ong hanno anche presentato alcune questioni preliminari su giurisdizione e competenza. Se le seconde fossero accolte – per rispetto del principio del giudice naturale, cioè quello relativo al luogo dove si è commesso il reato – il processo potrebbe essere spezzettato tra cinque o sei tribunali oppure venire spostato ad Ancona. Alcune delle navi interessate erano iscritte al registro navale della città marchigiana.

Nuove udienze sono previste l’1 e il 15 marzo. I prossimi passi sono legati alla formazione del fascicolo e alle eccezioni sui capi di imputazione. Poi si passerà al merito. Il Gup ha intenzione di convocare un’udienza ogni due settimane. In ogni caso tutto lascia credere che prima della decisione sull’eventuale rinvio a giudizio servirà ancora molto tempo.