La stretta sui soccorsi nel Mediterraneo è legge. Ieri il Senato ha convertito il «decreto Piantedosi» di inizio gennaio con 84 voti favorevoli e 64 contrari. Intanto le autorità italiane hanno effettuato il primo fermo: della nave Geo Barents di Medici senza frontiere (Msf).

«Ci hanno appena comunicato che la Geo Barents è stata raggiunta da un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa da 10 mila euro – ha affermato nella tarda serata di ieri Msf – La Capitaneria di Porto di Ancona ci contesta, alla luce del nuovo decreto, di non aver fornito tutte le informazioni richieste durante l’ultima rotazione che si è conclusa con lo sbarco ad Ancona di 48 naufraghi».

La contestazione non sembra connessa con la parte più criticata della norma: quella che impone di raggiungere il porto assegnato «senza ritardo», apparentemente per scoraggiare nuovi soccorsi dopo il primo.

La maggioranza esulta perché finalmente, sostiene, sono state introdotte regole per disciplinare il comportamento delle organizzazioni umanitarie in mare. Dalle opposizioni si solleva invece un corso di critiche. «Farà pagare a un numero crescente di persone un costo molto alto che si chiama “vita”», afferma la senatrice Pd Sandra Zampa. Per il collega dem Antonio Nicita: «chi si salva ha una forza di vivere enorme, i naufraghi ci portano una testimonianza di rispetto della dignità umana». Secondo il senatore del Movimento 5 Stelle Ettore Licheri «questa legge è immorale e fallimentare».

«Diventa legge la barbarie di Stato», attacca Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione Arci. «L’obiettivo è ostacolare la presenza delle navi umanitarie. La prassi di assegnare porti distanti dai luoghi dei soccorsi, anche se non contenuta nel provvedimento, ha lo stesso scopo», dice Emergency.