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Tra Israele e Libano è pax energetica: intesa sui confini marittimi nell’East Med

Dopo anni di trattative annunciato un accordo storico. Il primo impatto è sul gas: presto in produzione il giacimento Karish, mentre Beirut accelera le esplorazioni. Nuovo impulso anche per il gasdotto che potrebbe approdare in Italia

di Sissi Bellomo

(REUTERS)

2' di lettura

Un accordo davvero storico, raggiunto nel nome del gas: Israele e Libano, dopo anni di trattative mediate dagli Stati Uniti, hanno trovato un compromesso sulla demarcazione dei confini marittimi. È solo una pax energetica tra due Paesi che tecnicamente sono ancora in guerra (quello siglato nel 2006 è solo un cessate il fuoco, non un trattato di pace). Ma è comunque un primo passo verso relazioni più distese, anche se i toni restavano minacciosi ancora pochi giorni prima, quando sembrava che per l’ennesima volta l’intesa fosse saltata. Ed è senz’altro un passo importante per l’ulteriore sviluppo delle risorse di idrocarburi del Bacino di Levante, in un momento in cui l’Europa ha fame di gas e i prezzi corrono.

Anche la Casa Bianca – in difficoltà su altri fronti energetici – si è felicitata, sottolineando attraverso un comunicato che «l’energia, in particolare nel Mediterraneo Orientale, dovrebbe servire come strumento di cooperazione, stabilità, sicurezza e prosperità».

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Il premier israeliano Yair Lapid ha dichiarato che lo «storico risultato» delle trattative con il Libano «inietterà miliardi nell’economia del Paese» e ne rafforzerà la sicurezza «assicurando la stabilità della frontiera settentrionale», mentre un portavoce del presidente libanese Michel Aoun ha evidenziato che Beirut con quest’accordo «preserva i diritti sulle sue ricchezze naturali».

L’intesa – che definisce anche la ripartizione tra i due Paesi delle royalties per gli idrocarburi estratti – dev’essere ancora formalizzata, anche con un passaggio parlamentare in Israele (dove peraltro ci saranno elezioni politiche il 1° novembre). Ma sul fronte del gas si osserva già un primo impatto, praticamente in tempo reale.

La compagnia greca Energean, già in fase avanzata di sviluppo del giacimento Karish, in acque fino a ieri contese al largo di Haifa, ha dichiarato che potrà avviare la produzione nel giro di qualche settimana. A regime saranno 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Quanto al Libano, afflitto da una grave crisi economica e da blackout ricorrenti, si ripromette di accelerare le trivellazioni cominciando dal giacimento di Kana, poco distante da Karish, dove si avvale della partnership di TotalEnergies.

Anche Eni – tra i protagonisti nel Mediterraneo Orientale, con le scoperte in Egitto e a Cipro – è presente in Libano, dove nel 2018 si è aggiudicata licenze esplorative per i blocchi offshore 4 e 9, situati proprio nella zona oggetto degli accordi.

L’intesa tra Beirut e Tel Aviv potrebbe anche dare ulteriore impulso alla costruzione dell’EastMed: il gasdotto promosso da Igi Poseidon (jv Edison-Depa) che punta a collegare il Bacino di Levante alla costa pugliese, aprendo un’ulteriore rotta utile a sostituire il gas russo.

La situazione si è però complicata nelle acque intorno a Cipro: solo la settimana scorsa la Turchia ha firmato un altro accordo, con uno dei due governi rivali libici – quello di unità nazionale, guidato da Abdul Hamid Dbeibah – per collaborare in attività di ricerca di petrolio e gas in aree marittime che il diritto internazionale attribuisce alla Grecia.

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