Soffrono i fiumi, soffrono le falde e l’acqua dai rubinetti non si può dare per certa. È il quadro di una siccità gravissima che una fetta importante del territorio italiano vive ormai stabilmente. Rispetto allo scorso anno, per fare l’esempio del principale corso d’acqua, la portata del fiume Po a Torino si è ridotta del 50%. Un dato che – nonostante debba ancora iniziare la primavera – delinea una prospettiva preoccupante per la prossima estate. Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Marche sono le regioni sotto stretta sorveglianza.

CITANDO I DATI DEL CNR, è stato l’Osservatorio sulle Risorse idriche dell’Anbi (Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) a lanciare ieri l’allarme sull’attuale situazione che, dopo l’ennesimo mese di scarse precipitazioni, non può considerarsi solo un’emergenza. «Dati alla mano è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata. È la dimostrazione del clamoroso errore che fa chi ritiene la siccità un problema prettamente agricolo, pur essendo il settore primario e la sovranità alimentare i primi a esserne minacciati», commenta il presidente Anbi Francesco Vincenzi. Secondo il Cnr una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive in territori esposti a una siccità severa od estrema.

SE GUARDIAMO ALLE RISERVE alpine, le temperature miti del mese in corso hanno fatto sì che il manto nevoso si sia ulteriormente assottigliato. In Valle d’Aosta, sulle Grandes Murailles in due settimane si è passati da 144 a 128 centimetri. Il quantitativo di neve caduta da inizio anno sulle Alpi è inferiore ai valori medi del decennio 2011-2021. L’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po stima, inoltre, in 1.800 milioni di metri cubi il valore disponibile Swe (Snow water equivalent) su tutto il bacino padano.

IN PIEMONTE, calano quasi tutti i fiumi aumentando il gap con i livelli di portata degli anni passati (Sesia meno 74%, Stura di Demonte meno 52%, Stura di Lanzo meno 34%, Toce meno 46%); una timida ripresa viene rilevata solo per il Pesio e per il Tanaro, la cui portata resta comunque inferiore al 2022 ed è inferiore del 77,5% alla media. Nel Biellese, in alcuni piccoli comuni, si è già ricorsi alle autobotti. In Lombardia il manto nevoso, pur superiore a quello dello scorso anno, si attesta attorno al 59% della media storica; sono più che dimezzate le riserve idriche (meno 52,7% sulla media del periodo), ormai ai livelli di un anno fa.

ALLARMANTE è la condizione del fiume Adda, la cui portata continua a decrescere da mesi, ai minimi sono anche i livelli di Serio e Oglio (meno 15 centimetri sull’anno scorso e ben 1 metro e 14 centimetri sul 2021). Verso la foce del Po – che è in sofferenza lungo tutto il suo corso con livelli ovunque inferiori al 2022 – a Pontelagoscuro (Ferrara) si è ormai vicini al limite minimo di portata per contrastare l’avanzamento del cuneo salino.

RIMANE STAZIONARIA la situazione dei grandi invasi settentrionali, dove il lago di Garda è testimone di una crisi idrica che si aggrava di anno in anno: il livello del bacino resta al di sotto dei 45 centimetri, cioè oltre mezzo metro più basso della norma; lo scorso anno questo livello fu toccato nella seconda decade di luglio, nell’«annus horribilis» 2017 a fine agosto. Il Lago Maggiore è al 38% di riempimento.

VA RIDUCENDOSI la copertura nevosa anche sui massicci marchigiani a causa della scarsità di precipitazioni e delle temperature miti. Sono in calo le portate dei fiumi Potenza, Esino, Sentino. Segnali di sofferenza idrica si palesano in Centro Italia, dove costante è la decrescita di livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce. La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica. Calano i livelli dei fiumi in Campania.

«SETTIMANA DOPO SETTIMANA si aggrava la situazione idrica in un Paese penalizzato dall’assenza di infrastrutture capaci di contrastare le conseguenze della crisi climatica – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, che invita a guardare anche la situazione di Francia e Gran Bretagna anch’esse con difficoltà idriche -. È necessario dare il via a interventi per aumentare le riserve d’acqua: dall’efficientamento delle opere esistenti alla realizzazione di nuovi bacini multifunzionali, come previsto dal Piano Laghetti proposto da Anbi e da Coldiretti».