Bisogna «evitare che l’aborto divenga un mezzo per il controllo delle nascite». È la premessa della delibera presentata dall’assessore regionale piemontese alle politiche sociali, Maurizio Marrone, di Fdi, per istituire il «Fondo vita nascente». È previsto uno stanziamento di 400 mila euro per finanziare enti e associazioni che promuovono il «valore sociale della maternità e la tutela della vita nascente operanti nel settore della tutela materno infantile». Di fatto la delibera, approvata ieri in IV commissione dalla maggioranza di centrodestra, servirà a finanziare con soldi pubblici le associazioni «pro vita» e antiabortiste piemontesi.

Si prevede la collaborazione con gli enti del terzo settore anche per i percorsi di scelta relativi al riconoscimento o non riconoscimento del nascituro. Secondo «Più di 194 voci», rete per l’autodeterminazione che riunisce 46 associazioni piemontesi, la delibera dimostra una «sconcertante mancanza di rispetto nei confronti delle donne. I percorsi di aiuto alle gestanti in ordine al riconoscimento o non riconoscimento del nascituro e all’esigenza di segretezza del parto sono situazioni molto diverse tra loro e, da sempre, sono prese in carico dal servizio pubblico». «La tipologia delle gestanti in difficoltà – continua la Rete – sono attualmente prese in carico dai gestori delle funzioni socio-assistenziali dei comuni e dei consorzi, così come i consultori pubblici svolgono le funzioni loro assegnate dalla legge».

La delibera della destra piemontese, inoltre, andrà a finanziare associazioni private sottraendo risorse alle strutture pubbliche già preposte al compito previsto dalla legge 194. E il 10% dello stanziamento servirà per la pubblicizzazione del fondo stesso. In questo modo le associazioni antiabortiste potranno utilizzare il logo istituzionale della Regione per le loro campagne. Mentre, sottolinea «Più di 194 voci», «non è mai citata la voce di spesa ’prevenzione’ che è la premessa per far sì che si realizzino condizioni favorevoli per la scelta consapevole di maternità, ad esempio promuovendo la gratuità della contraccezione».

A criticare aspramente la delibera è stato, fin dall’inizio, il neo deputato e capogruppo regionale di Verdi e Sinistra Marco Grimaldi: «Spalanca le porte delle strutture sanitarie ai pro vita per fare terrorismo psicologico sulle donne e sulle ragazze». Sarah Disabato, capogruppo 5S, commenta: «Parte dal Piemonte il progetto della destra di fare dell’Italia un Paese liberticida, oscurantista e antiabortista».