Gli italiani coinvolti nello scandalo corruzione del Qatar guardavano anche al Marocco. Inizialmente era soltanto un’ipotesi quella che il caso si allargasse anche ad altri stati, ma ora, secondo quanto riporta Repubblica, nel mandato di cattura c’è la certezza.

L’ex europarlamentare Antonio Panzeri, l’attuale europarlamentare Cozzolino (al momento non indagato) e Francesco Giorgi, assistente della vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili, sono stati avvicinati in prima persona dai servizi segreti marocchini. Cozzolino aveva anche un ruolo politico chiave, era il presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e delle commissioni parlamentari miste Ue-Marocco.

Nella rete dei funzionari del Marocco implicati nel caso ci sono un diplomatico attivo in Polonia (Abderrahim Atmoun) e l’ufficiale dei servizi Belharace Mohammed. L’obiettivo dello stato nord africano è quello di impedire che le istituzioni europee interferiscano nella questione del Sahara occidentale. Nelle carte del mandato di cattura si legge che è «fuori di dubbio» che i tre italiani collaborano con i servizi marocchini.

Gli italiani avrebbero anche avuto diversi incontri in Europa con Mansour Yassine, direttore generale del Dged (servizi segreti del Marocco), mentre altri sono stati organizzati direttamente nel paese magrebino. In questo caso gli inquirenti belgi non hanno la certezza che alla fine gli italiani si siano recati in Marocco. 

Secondo Repubblica, la rete quindi si muoveva tra Rabat, Varsavia e Bruxelles con Giorgi che era una sorta di “agente”, mentre Panzeri si occupava di gestire l’accordo sulle ingerenze del Marocco all’interno dell’Europarlamento. Nella rete c’è anche Niccolo Figà Talamanca della Ong No peace without justice.

I rapporti con il ministro qatarino

Se le relazioni con il Marocco venivano mediate e filtrate dai servizi segreti marocchini, con il Qatar, invece, i rapporti erano gestiti dal ministro del lavoro in persona Bin Samikh al Marri con l’aiuto di un uomo soprannominato «l’Algerino».
Gli obiettivi del Qatar erano legati a ripulire l’immagine del paese in Europa soprattutto riguardo i diritti umani e civili. Secondo gli inquirenti belgi i compensi venivano divisi tra Panzeri e Giorgi in maniera eguale, il resto veniva consegnato a Niccolo Figà Talamanca. Soldi che venivano ricevuti in contanti o attraverso le due Ong coinvolte nel caso quella di Panzeri, Fight impunity, e quella di Figà Talamanca No peace without justice.

Ulteriori novità emergeranno alla fine degli interrogatori, per il momento Francesco Giorgi sta raccontando il funzionamento del sistema agli inquirenti e già si ipotizza che siano coinvolti molti europarlamentari: circa sessanta.

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