Attraversamenti in calo ma il limbo tra Polonia e Bielorussia resta una trappola mortale anche dopo la costruzione di un muro al confine. Nell’anno appena trascorso la Straz Graniczna (Sg), la polizia di frontiera in Polonia, ha registrato circa 25.000 tentativi in meno rispetto all’anno precedente.

Nel 2021 almeno 40.000 migranti, la maggioranza dei quali respinti oltre le frontiere Ue, hanno provato a entrare in Polonia. La rete di ong polacche Grupa Granica (Gruppo frontiera) annota 31 morti dall’inizio della crisi migratoria e 185 persone dichiarate scomparse dalle proprie famiglie.

PROVENGONO quasi tutti dal Medio Oriente. L’ultima vittima, un medico yemenita, è stata ritrovata il 7 gennaio scorso in un bosco nel distretto di Hajnówka.

Ma c’è anche la “rotta baltica”, opzione praticata dai molti cittadini, a maggioranza afghani e iracheni, che provano a raggiungere l’Ue attraverso la Bielorussia: +40% in direzione Lettonia rispetto al 2021; il numero di ingressi in Lituania invece sembra destinato a scemare dopo la costruzione di una barriera di 500 chilometri completata la scorsa estate.

Molti di quelli che ce l’hanno fatta a entrare in territorio lituano si sarebbero poi rivolti a degli intermediari dopo essere scappati dai centri di detenzione nel tentativo di entrare in Polonia (145 trafficanti nel 2022 secondo i dati forniti dalla Sg).

Tra le novità, anche l’impennata di profughi con visto russo sul passaporto, segno del ruolo sempre più attivo giocato dal Cremlino nel tentativo di aumentare la pressione migratoria sul fianco orientale dell’Ue.

FINO A QUALCHE mese fa i migranti volavano direttamente dagli aeroporti dei paesi mediorientali verso quelli bielorussi di Minsk o Grodno. Adesso spesso fanno tappa prima in Russia. Una notizia confermata anche dall’ong Fundacja Wolno Nam attiva nelle operazioni di soccorso al confine bielorusso-polacco.

«La costruzione di un muro non blocca l’immigrazione ma finisce soltanto per cambiare il profilo dei migranti che scelgono una data rotta. C’è chi prova a scavalcare la barriera ma anche chi cerca di entrare in Polonia attraversando paludi e corsi d’acqua», spiega Agata Kluczewska, leader dell’organizzazione.

Sono soprattutto gli uomini adulti a tentare la sorte nella speranza di sopravvivere senza essere respinti di nuovo in Bielorussia. I 5,5 metri di altezza della costruzione lunga 186 chilometri e parzialmente sorvegliata non sembrano in grado di scoraggiare tutti: «Da quando esiste questa barriera sono sempre più numerosi i casi di feriti con fratture, distorsioni e lussazioni alle braccia o alle gambe», aggiunge Kluczewska.

INTANTO IL GOVERNO della destra populista di Diritto e giustizia (Pis), che ha ordinato la costruzione di una barriera di filo spinato militare lungo il confine con l’enclave russa di Kaliningrad, persegue una politica indiscriminata di push-back alla frontiera con il vicino bielorusso.

E lo fa appoggiandosi a un decreto sulle espulsioni immediate, giudicato illegale lo scorso settembre da un tribunale di Białystok − la principale città del voivodato della Podlachia – anche grazie all’intervento del difensore civico della Repubblica di Polonia, Marcin Wiacek.

L’ombudsman polacco aveva vittoriosamente impugnato la decisione di respingere un gruppo di cittadini iracheni rispediti oltreconfine dalla Sg senza che potessero presentare richiesta di protezione internazionale.