Il filone romano delle indagini per l’attentato a Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo del 21 febbraio 2021 ha fatto un importante passo in avanti. La Procura di Roma, tramite il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Sergio Colaiocco, ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per due funzionari del World Food Programme: il vicedirettore Rocco Leone e il responsabile della sicurezza del convoglio delle Nazioni unite Mansour Rwagaza. Entrambi sono accusati di omicidio colposo per aver attestato il falso con l’obiettivo di ottenere i permessi di viaggio omettendo la presenza di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, non garantendo così la sicurezza dei nostri connazionali e ignorando l’estrema pericolosità della zona dove si stavano muovendo.

l’ambasciatore italiano Luca Attanasio

IL PROBLEMA resta però l’opposizione da parte dell’agenzia delle Nazioni unite a far processare i propri dipendenti, coperti secondo l’Onu da immunità diplomatica. Un’immunità che la Farnesina contesta e che sarà tema di un’aspra battaglia legale.
Parallelamente sta continuando anche il processo della magistratura congolese che tra rinvii e ritrattazione sta facendo molta fatica. Sotto processo ci sono cinque congolesi accusati di essere parte della banda che prese d’assalto il convoglio, mentre il capobanda e pare autore materiale dell’omicidio dell’ambasciatore italiano, soprannominato Aspirant, resta ancora latitante. La difesa contesta il tribunale militare che non potrebbe processare dei civili e soprattutto i cinque sotto inchiesta avrebbero ritrattato le confessioni dichiarando che sono state estorte. Una corsa ad ostacoli che comunque la nostra sede diplomatica a Kinshasa sta continuando a seguire per far sentire la presenza italiana in un caso così delicato.
Intanto nonostante gli sforzi della Comunità dei paesi dell’Africa orientale che ha schierato un contingente militare non si fermano gli scontri nella provincia del Kivu del Nord nella Repubblica Democratica del Congo, il luogo dove un anno mezzo fa furono assassinati i nostri connazionali.

LA MILIZIA M23, ormai apertamente organizzata e finanziata dal Ruanda, sta continuando ad attaccare le forze armate congolesi schierate in questa remota regione orientale del gigante africano. Secondo fonti francesi le Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo) avrebbero scatenato una grande offensiva sia terrestre che aerea riconquistando alcune zone in mano ai ribelli da giorni. I combattimenti più aspri si tengono nel settore di Kibumba, dove le forze regolari hanno bloccato l’avanzata di questi miliziani che nelle settimane scorse non avevano trovato resistenza.

LA POPOLAZIONE sta abbandonando la zona nei pressi del vulcano Nyiragongo dove l’artiglieria dell’esercito congolese sta martellando le posizioni del movimento M23. La città di Goma, capitale regionale del Kivu del Nord, ha visto un grande afflusso di profughi e i militari e le forze di polizia stanno addestrando la cittadinanza a difendersi da un eventuale attacco degli M23. Già nel 2013 Goma era caduta in mano a questi ribelli che avevano preso il controllo di quasi tutta la provincia orientale occupando la città per diversi mesi. Il fronte di Goma è molto caldo e le avanguardie ribelli sono a meno di 20 chilometri dalla più grande città del Kivu del Nord. Il secondo fronte si trova invece nella parte settentrionale della provincia dove i miliziani controllano già le cittadine di Rutshuru e Mabenga, oltre ad una importante base militare dove gli M23 hanno catturato un ingente quantitativo di armi delle Fardc.
Dietro all’ennesima guerra in Congo c’è la mano del Ruanda e dopo l’espulsione dell’ambasciatore di Kigali dal Paese, sono moltissime le manifestazioni anti-ruandesi nella strade delle città congolesi. Per cercare di evitare che la situazione degeneri ulteriormente è arrivato a Kinshasa l’ex presidente del Kenya Uhuru Kenyatta in qualità di mediatore designato dalla Comunità degli stati dell’Africa orientale.

KENYATTA lunedì 21 novembre ha in programma una nuova serie di colloqui fra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, mentre saranno proprio i soldati del Kenya che arrivati nei giorni scorsi in Kivu del Nord dovranno fare da cuscinetto fra i combattenti, visto che la missione Monusco delle Nazioni unite è malvista dalla popolazione locale. Una trattativa che appare molto complicata perché il Ruanda ha tutto l’interesse a mantenere nel caos il suo barcollante vicino, così da sfruttarne le ricchezze del sottosuolo.