L’M23 ha dichiarato di aver iniziato il ritiro delle proprie truppe dalla città di Kibumba, ma gli abitanti, che hanno parlato con l’agenzia stampa Ap, sostengono il contrario: «Hanno mentito alla comunità internazionale con l’annuncio del loro ritiro, l’M23 è ancora qui» ha detto un residente.

DALLA RIPRESA dell’offensiva dei ribelli dell’M23 450mila persone hanno abbandonato le proprie case, questi si aggiungono ai sei milioni di sfollati interni già presenti prima della ripresa degli scontri nel Nord Kivu.

Un nuovo report dell’Onu afferma che la violenze perpetuate da diversi gruppi armati nei confronti della popolazione civile è fortemente aumentata nel 2022. Centinaia di civili morti, stupri di massa, torture e arruolamento forzato di bambini tra le file delle milizie, ma anche spoliazione delle materie prime, dei raccolti e dei pascoli sono le violenze che i civili hanno raccontato ai funzionari dell’Onu.

«La sicurezza e la situazione umanitaria nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri sono notevolmente deteriorate, nonostante la continua applicazione dello stato d’assedio negli ultimi 18 mesi», hanno affermato i funzionari delle Nazioni unite, che sottolineano come la crisi del Congo sia peggiorata a causa del moltiplicarsi dei gruppi armati e dei conseguenti scontri con l’esercito regolare della Rdc.

SOLO NELLE REGIONI orientali dell’Ituri e del Nord Kivu sono presenti 120 gruppi armati, oltre all’M23. In queste ricche regioni operano altre formazioni armate come le Forze democratica alleate (Fda) legate allo Stato islamico o le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) tra le cui fila militano molti responsabili del genocidio ruandese del 1994.

La maggior parte di questi gruppi combatte per il controllo della terra, delle miniere della ricca regione e delle strade, dove impongono dazi a chi transita. Il controllo di questi punti nevralgici frutta ai guerriglieri migliaia di dollari al mese.