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Cambogia, Phnom Penh: sospette complicità di alto livello nella tratta di esseri umani: il rifugio per criminali di tutto il mondo?

Cambogia, Phnom Penh: sospette complicità di alto livello nella tratta di esseri umani: il rifugio per criminali di tutto il mondo?
Lo sostegnono diversi osservatori e Ong. Il Paese asiatico è percepito come uno dei più corrotti della regione. Il premier Hun Sen dedica una giornata contro il fenomeno. Cittadini stranieri del sud-est asiatico liberati negli ultimi mesi
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PHNOM PENH (AsiaNews) - È impossibile che la tratta di esseri umani avvenga in Cambogia senza complicità di alto livello. Lo sostengono diversi osservatori, sottolineando che il Paese è punto di origine, transito e destinazione del traffico e a favorirne questo ruolo è la corruzione. L’indice della percezione della corruzione 2021 diffuso da Transparency International - ONG internazionale che si occupa della corruzione, non solo politicaha - ha evidenziato come Phnom Penh si collochi al 157mo posto sui 180 nazioni considerate nel rapporto, terzultima in Asia-Pacifico dopo Afghanistan e Corea del Nord.

"Un rifugio per la criminalità". Il mese scorso, partecipando al sesto forum interreligioso nazionale contro il traffico di esseri umani il premier cambogiano Hun Sen ha dichiarato: “Non lasciate che la Cambogia diventi un rifugio per la criminalità, un luogo di riciclaggio di denaro sporco, di traffico di esseri umani”. A dimostrazione del proprio impegno, durante il forum, il governo ha annunciato che dal 2023 il 20 agosto sarà una giornata dedicata al coinvolgimento a ogni livello di enti nazionali e locali per contrastare il fenomeno.

Lo smercio di esseri umani attratti dal lavoro. Il traffico di esseri umani che coinvolge migliaia di individui di varie nazionalità attratti da proposte di lavoro e poi sfruttati in Cambogia in diversi racket è ormai noto. Oltre a un gran numero di cittadini malaysiani “salvati” da inizio anno, ad agosto sono stati sottratti allo sfruttamento e rimpatriati 241 indonesiani. Nello stesso mese sono stati 368 i casi individuati e 41 gli arresti di sfruttatori di nazionalità cambogiana, cinese e thailandese; 629 i taiwanesi caduti nelle maglie del racket nel solo 2022. A luglio era stata Al Jazeera a evidenziare la situazione in un documentario in cui diverse delle vittime hanno avuto la possibilità di raccontare gli inganni, la detenzione e le torture a cui sono state sottoposte. Comprese le minacce di morte. Altri importanti media internazionali negli ultimi mesi hanno seguito le orme dell’emittente panaraba.

Bande capeggiate da stranieri. Le attività criminali riguardano l’organizzazione di truffe online da parte di bande composta o cappeggiate da cittadini stranieri che però da tempo si sono insediate in Cambogia, dove spesso gestiscono anche case da gioco. La presenza di casinò – che è andata aumentando negli ultimi anni – è legale, ma essenziale per il riciclaggio di denaro e lo sviluppo di nuove forme di schiavitù. Tra l’altro, molti degli individui vittime dell’ “industria” delle frodi online, ingannati con prospettive di impieghi ben retribuiti nei servizi e nel turismo e poi privati della libertà, provengono da Paesi che fanno parte dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean), di cui proprio la Cambogia ha quest'anno la presidenza di turno.

* Steve Suwannarat scrive per Asianews