Il discorso molto antifascista di Liliana Segre al Senato

Ha fatto notare la ricorrenza dei cent'anni dalla marcia su Roma e ha rimproverato le divisioni sui festeggiamenti per il 25 aprile

Liliana Segre durante l'apertura della prima seduta della XIX legislatura al Senato
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Liliana Segre durante l'apertura della prima seduta della XIX legislatura al Senato (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

La nuova legislatura al Senato è stata aperta dalla senatrice a vita Liliana Segre, che fu deportata nei campi di concentramento nazisti ed è nota per il suo impegno contro l’antisemitismo e le discriminazioni. Segre è il membro più anziano dell’aula, e perciò è spettato a lei il compito di presiedere la seduta in cui è stato eletto il nuovo presidente del Senato, Ignazio La Russa.

I discorsi che si sentono in queste circostanze sono tradizionalmente molto istituzionali e un po’ generici, ma quello di Segre è stato diverso: la senatrice ha fatto diversi riferimenti all’antifascismo e alla sua storia personale, che sono stati apprezzati e interpretati da molti come moniti e raccomandazioni in previsione di quello che sarà con ogni probabilità il governo più di destra della storia repubblicana, guidato da Giorgia Meloni. Peraltro il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa è uno storico esponente del Movimento Sociale Italiano, che raccolse esplicitamente l’eredità del Partito fascista dopo la Seconda guerra mondiale.

Cominciando il discorso, Segre ha ricordato che proprio in questo mese di ottobre cade «il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista». Vista la sua storia personale, Segre si è detta particolarmente emozionata del fatto che in questa «circostanza casuale», ma simbolicamente importante, toccasse proprio a lei «assumere la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica».

Segre ha poi parlato anche di divisioni più recenti che derivano proprio dal fascismo, come le annuali discussioni che abitualmente destra e sinistra fanno sui festeggiamenti del 25 aprile, il giorno in cui si celebra la Liberazione dal nazifascismo:

Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano, 25 aprile, festa della Liberazione, 1° maggio, festa del Lavoro, 2 giugno, festa della Repubblica?

Parlando della Costituzione, Segre ha citato Piero Calamandrei dicendo che «non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà». Ha poi parlato anche di Giacomo Matteotti, il deputato socialista ucciso nel 1924 dai fascisti, indicandolo come il primo ad aver idealmente iniziato la Resistenza.

Sempre sulla Costituzione, Segre ha anche citato un argomento molto discusso negli ultimi mesi, cioè il tentativo di cambiare la Costituzione: è un proposito che vari esponenti di destra hanno manifestato più volte, soprattutto con proposte per realizzare il cosiddetto “presidenzialismo” una volta al governo.

Senza citare esplicitamente le polemiche recenti, Segre ha detto che «purtroppo è avvenuto spesso» che il parlamento chiedesse di intervenire sulla Costituzione con richieste non costituzionali, aggiungendo una specie di rimprovero: «Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, peggiorativi, fossero state usate invece per attuarla, il nostro sarebbe un paese più giusto e anche più felice».

Ha poi citato l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza dei cittadini italiani senza distinzioni «di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», e ha invitato all’assunzione di una comune responsabilità «contro la diffusione del linguaggio d’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni». Il suo discorso è stato in generale molto applaudito da tutti i senatori in aula, soprattutto dopo quest’ultimo passaggio, compresi quelli della destra.

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