Il Consiglio europeo terrà un vertice straordinario dei ministri dell’interno entro la fine del mese sul tema migranti per cercare una soluzione politica allo scontro muscolare tra Italia e Francia. Lo hanno fatto sapere ieri fonti della presidenza di turno del Consiglio, la Repubblica Ceca; il vertice anticiperà dunque il previsto consiglio «giustizia e affari interni» in programma l’8 dicembre a Bruxelles. «Non possiamo permettere che due stati membri si scontrino in pubblico e creino un’altra mega crisi sui migranti», ha detto ieri al sito di informazione Politico.eu uno dei vice presidenti della Commissione europea, il greco Margaritis Schinas.

La Grecia è uno dei tre paesi che ieri hanno accettato di condividere con l’Italia una dichiarazione in cui si attacca il comportamento delle navi delle Ong e si dice che il meccanismo di ricollocamento dei migranti su base volontaria non sta funzionando.

Gli altri paesi che hanno sottoscritto con l’Italia questa dichiarazione congiunta dei ministri dell’interno (ma per la Grecia ha firmato il ministro della migrazione e dell’asilo), nota diffusa ieri pomeriggio dal Viminale, sono Malta e Cipro. Da notare che solo pochi giorni fa, il 3 novembre, il ministro italiano Matteo Piantedosi aveva partecipato a un vertice in videoconferenza con questi quattro paesi e con la Spagna. Il gruppo Med 5 (Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta) è infatti l’unico che si è riunito in passato, e solo nel recente passato da quando non si sono più tenuti incontri del gruppo originario Med 9 del quale fanno parte anche Francia, Portogallo, Slovenia e Croazia. Ora ci si è ridotti a un comunicato a quattro e la notizia a ben vedere è soprattutto che si è sfilata anche la Spagna rispetto all’impegno, preso appunto il 3 novembre, di «elaborare una posizione comune a tutti i cinque Paesi del Mediterraneo fondata sul governo dei flussi migratori da parte degli Stati». Il comunicato evidentemente è una forma di solidarietà alla posizione del governo italiano, finito isolato dal resto d’Europa dopo lo scontro con la Francia. Dice infatti che «Italia, Grecia, Malta e Cipro si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue», circostanza quest’ultima che – visto il rifiuto di Roma concedere lo sbarco ai naufraghi – è evidentemente non corretta. I quattro paesi criticano il meccanismo di ricollocazione dei migranti: «Si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti». E sulla linea esposta da Meloni contro Macron affermano di non poter sottoscrivere «l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti». Le Navi Ong, sostengono Roma, Atene, Nicosia e La Valletta, si muovono «non in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue» e dunque «ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera».

Quanto questa dichiarazione condivisa con gli altri tre paesi servirà all’Italia per non isolarsi ulteriormente a Bruxelles si vedrà, probabilmente proprio a partire dal prossimo vertice straordinario dei ministri dell’interno. Intanto il governo Meloni pare intenzionato a riproporre nella loro versione originale i decreti sicurezza del governo Conte 1, quando Salvini era al Viminale, perseverando dunque sulla linea di scontro. Ma quei decreti sono stati in parte bocciati dalla Corte costituzionale, mentre tutte le parti in cui lo stato italiano ha provato ad accanirsi contro le Ong, con multe e sequestri delle navi, si sono dimostrate inapplicabili nei tribunali: i soccorritori hanno sempre vinto tutte le cause.