24 febbraio 2023 10:03

Tra i numerosi errori di calcolo commessi da Vladimir Putin in questo conflitto c’è sicuramente la valutazione dell’opinione pubblica europea. Il Cremlino e i suoi alleati speravano che l’aumento esponenziale del prezzo dell’energia nelle prime settimane di guerra avrebbe provocato la nascita di un movimento popolare contrario al sostegno all’Ucraina. Ma questo non è accaduto in nessun paese europeo.

Ma la Russia non si sbagliava per quanto riguarda i paesi del sud globale, dove gli occidentali pagano il prezzo dell’arroganza del passato. In questi stati i governi sono in sintonia con un’opinione pubblica che non ha la stessa posizione critica rispetto all’avventura russa.

Diversi sondaggi confermano questa sensazione: l’azione degli occidentali è considerata legittima nei loro paesi, ma indebolisce la loro posizione sulla scena globale.

La stessa intensità
In Europa la situazione non lascia spazio a dubbi: secondo un Eurobarometro pubblicato il 23 febbraio, una solida maggioranza degli europei appoggia l’assistenza all’Ucraina, con una unanimità quasi totale a favore degli aiuti umanitari e dell’accoglienza dei rifugiati, un 77 per cento d’accordo con l’aiuto finanziario e un 65 per cento favorevole all’acquisto e l’invio di materiale militare in Ucraina da parte dell’Unione europea. In Francia il sostegno per la consegna di armi è sensibilmente inferiore alla media europea: 60 per cento.

Un anno fa ci sorprendevamo davanti al fatto che l’invasione dell’Ucraina avesse provocato le stesse reazioni in tutta Europa. Lo avevo verificato personalmente in Portogallo e in Polonia, due paesi molto diversi. Dobbiamo tenere presente che gli eventi percepiti ovunque con la stessa intensità sono molto rari.

La sfiducia nei confronti dell’occidente avvantaggia la Russia in alcuni grandi paesi fuori dell’Europa

La peculiarità della situazione attuale emerge nella vicenda dell’accoglienza dei rifugiati ucraini. Milioni di persone sono state aiutate senza che nessuno si opponesse, con un evidente cambiamento di rotta rispetto all’ostilità manifestata sei anni prima nei confronti dei rifugiati siriani. Oggi, a un anno di distanza dallo scoppio della guerra, ci sono ancora milioni di ucraini sparsi per l’Europa, e la solidarietà non si è indebolita.

I numeri parlano chiaro: non esiste alcuna “stanchezza” rispetto all’Ucraina, nessuna spinta egoistica, nessun “capiamo il dramma degli ucraini ma preferiamo tenere il riscaldamento acceso” e nessuna tendenza a soddisfare l’aggressore sacrificando la vittima. È un aspetto molto significativo, soprattutto in un momento in cui diverse forze politiche, in Francia e altrove, restano compiacenti nei confronti del Cremlino.

Nel resto del mondo, però, le cose vanno diversamente. Uno studio del consiglio europeo per i rapporti internazionali, il think-tank Ecfr, indica che la sfiducia nei confronti dell’occidente avvantaggia la Russia in alcuni grandi paesi fuori dell’Europa.

Prima di tutto in Cina, dove gli organi della propaganda diffondono sistematicamente la linea del Cremlino; ma anche in Turchia (paese della Nato), in India o in Brasile, dove la percezione di questa guerra è molto diversa rispetto a quella dei paesi occidentali. Il 23 febbraio, all’Onu, 32 paesi si sono astenuti in occasione di un voto per chiedere il ritiro “immediato” delle forze russe dall’Ucraina. Tra essi c’erano sia la Cina sia l’India. La votazione si è conclusa con 141 voti a favore e sette contro.

Questa spaccatura è comunque una magra consolazione per Vladimir Putin, anche perché ha un peso minimo sullo sviluppo del conflitto. Anni di investimenti del Cremlino per influenzare le opinioni pubbliche occidentali non sono bastati a contrastare l’effetto delle immagini di questa guerra inaccettabile. Certo, gli europei vogliono farla finita con la guerra. Ma non sacrificando la popolazione ucraina.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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