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  • Martedì 18 ottobre 2022

Cos’è successo all’atleta iraniana Elnaz Rekabi, che aveva gareggiato senza velo

Da lunedì non si avevano sue notizie, poi è riapparsa su Instagram chiedendo scusa per il suo gesto, ma ci sono ancora grosse preoccupazioni

(Mickael Chavet via ZUMA Wire)
(Mickael Chavet via ZUMA Wire)
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Da lunedì ci sono serie preoccupazioni sulle condizioni di Elnaz Rekabi, atleta iraniana che domenica aveva partecipato ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul, in Corea del Sud, e che aveva attirato molte attenzioni perché aveva deciso di gareggiare senza indossare il velo islamico, che le donne iraniane sono obbligate a indossare anche quando partecipano a competizioni sportive.

Martedì mattina BBC aveva scritto, citando fonti a conoscenza dei fatti, che a Rekabi sarebbe stato sottratto il passaporto e che da diverse ore familiari e amici non avevano sue notizie. IranWire, giornale indipendente gestito da dissidenti iraniani, aveva anche scritto che Rekabi sarebbe stata trattenuta nell’ambasciata di Seul per via del suo gesto, e che sarebbe stata a breve rimpatriata e incarcerata. Nel corso della mattina di martedì Rekabi ha pubblicato una storia sul suo account Instagram in cui ha detto di stare tornando in Iran insieme al resto della squadra iraniana e ha chiesto scusa per non aver indossato il velo islamico: nella storia Rekabi dice che non lo ha indossato per via di un non meglio precisato problema e perché il suo turno di scalata era arrivato senza che lei fosse pronta. Ci sono però molti dubbi che le parole di Rekabi siano sincere, e si sospetta che le sue scuse siano state scritte sotto forzatura a causa della grande eco provocata dal suo gesto.

Elnaz Rekabi ha 33 anni ed è un’atleta molto nota nel suo sport, vincitrice della medaglia di bronzo ai campionati mondiali di arrampicata del 2021. Nelle gare aveva finora utilizzato un velo islamico (o hijab) appositamente modificato per fare sport: domenica aveva però gareggiato senza il velo, secondo molti per protestare contro il regime del suo paese, come moltissime donne stanno facendo da settimane in Iran. Alla fine era arrivata quarta, ma il video del suo gesto era stato condiviso da moltissime persone sui social network come esempio del movimento di protesta e di liberazione femminile, e commentato dai giornali di tutto il mondo.

Lunedì mattina Rekabi sarebbe dovuta ripartire insieme al resto della sua squadra per l’Iran, ma da lunedì sera non si avevano più sue notizie. Martedì una fonte a conoscenza dei fatti, che aveva voluto rimanere anonima, aveva detto alla versione in lingua persiana di BBC che a Rekabi sarebbero stati tolti passaporto e telefono cellulare.

IranWire, sito gestito da oppositori del regime in Iran, aveva scritto che Elnaz Rekabi sarebbe stata condotta nella sede dell’ambasciata iraniana a Seul dal responsabile della federazione di arrampicata del paese, Reza Zarei, su ordine del capo del comitato olimpico iraniano, Mohammad Khosravivafa. Una volta lì sarebbe stata informata dell’arresto di suo fratello in Iran, e sarebbe stata convinta a consegnare passaporto e cellulare con la promessa di essere riportata in sicurezza in Iran e della liberazione di suo fratello. Secondo le fonti di IranWire, una volta tornata in Iran Rekabi potrebbe essere incarcerata.