Decine di migliaia di persone hanno manifestato ieri a Madrid contro il governo di coalizione Psoe-Unidas Podemos guidato dal leader socialista Pedro Sánchez, sotto lo slogan «Per la Spagna, la democrazia e la Costituzione». Alla protesta hanno aderito i tre partiti della destra, il Partido Popular (Pp), il partito di estrema destra Vox e Ciudadanos (Cs), che accusano il governo di essere «illegittimo» e di aver tradito il paese con il dialogo intavolato in questi anni con le forze politiche indipendentiste catalane e basche. La campagna elettorale si è aperta così, all’inizio di un 2023 che sarà carico di eventi elettorali, con elezioni amministrative, regionali e politiche.

IL 2023 NON SARÀ solo un anno elettorale che deciderà il segno dei futuri governi locali e nazionale, ma sarà particolarmente cruciale per l’intera sinistra spagnola. C’è un progetto politico che potrebbe dare una spinta importante alle forze che si posizionano alla sinistra del Partito Socialista (Psoe), unendole sotto la piattaforma “Sumar” guidata dalla carismatica ministra del Lavoro, Yolanda Díaz. Questa piattaforma darebbe un importante aiuto anche ai socialisti, i cui rapporti con Unidas Podemos non sono stati sempre rosei in questi tre anni. È vero che nonostante le discrepanze l’esecutivo è riuscito ad andare avanti e varare misure di chiaro stampo progressista, ma Sánchez ha espresso pubblicamente di essere a favore di una coalizione del Psoe con “Sumar” (e non con Up), mostrando gradimento verso la sua leader, l’attuale vicepremier Yolanda Díaz.

Podemos, guidata da Ione Belarra Urteaga, al momento non vuole perdere il suo simbolo e ancora non ha deciso se farà parte del progetto o correrà da sola, diversamente da Izquierda Unida (Iu) di Alberto Garzón disponibile a fondersi in “Sumar”.

Proprio in questi giorni di gennaio la storica militante del Partito Comunista di Spagna (Pce), che si è guadagnata negli ultimi anni un forte grado di apprezzamento anche al di fuori dalla sinistra, ha ricevuto l’appoggio di migliaia di persone a Madrid e Barcellona negli eventi di presentazione del suo progetto “Sumar”, che potrebbe segnare per la izquierda spagnola un nuovo momento di svolta simile a quello del 2014. Nove anni fa, in un contesto di grandi mobilitazioni di piazza e sull’onda del movimento 15M, la nascita di Podemos sconvolse il quadro politico rompendo il “bipartitismo” e dando una forte spinta alla sinistra, facendola uscire dall’angolo. Fino ad allora la formazione di riferimento per questo mondo politico era stata Iu, che non riusciva però a uscire dalla marginalità.

LE ELEZIONI MUNICIPALI del 2015, con la vittoria di sindaci di sinistra in grandi città come Madrid e Barcellona, resero evidente che la collaborazione tra Podemos, Iu e altre realtà territoriali poteva essere vincente, e alle politiche del 2016 le due formazioni unirono le forze dando vita alla coalizione Unidas Podemos (Up), tuttora esistente, che ottenne uno storico 21%. Dal 2020 Up governa insieme ai socialisti, ma lungo la strada ha perduto pezzi, con litigi e scissioni spesso non comprese dall’opinione pubblica.

Ora la piattaforma “Sumar” di Yolanda Díaz vuole riunire questi pezzi frammentati e galvanizzare un elettorato che con gli anni ha perso entusiasmo, proprio in un momento in cui le possibilità di un governo delle destre con dentro Vox si fanno reali. È un progetto importante anche per il Psoe, che non ha le forze per governare da solo. Un sondaggio pubblicato recentemente da El País ha mostrato che se la sinistra radicale si presentasse unita con “Sumar”, otterrebbe un numero di deputati ben superiore rispetto a uno scenario di divisione, e rafforzerebbe l’attuale coalizione di governo con i socialisti.

NEL FRATTEMPO IL PSOE di Pedro Sánchez affronta il 2023 in uno stato di buona salute, ma non ottima. Nei sondaggi si trova testa a testa con il Partido Popular (Pp), poco sotto al 30% (alle ultime elezioni ottenne il 28%) godendo quindi ancora di un indiscutibile appoggio. Le ultime rivelazioni suggeriscono però che le misure prese a dicembre, destinate a “pacificare” ulteriormente i rapporti con l’indipendentismo catalano, potrebbero aver allontanato alcuni elettori.