Chi ha votato La Russa dall’opposizione?

È la domanda che si stanno facendo tutti in Senato, ma tra accuse reciproche e smentite indignate è difficile arrivare a conclusioni

(ANSA/CLAUDIO PERI)
(ANSA/CLAUDIO PERI)
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Giovedì il Senato ha eletto Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia come nuovo presidente. L’elezione è stata piuttosto inaspettata non tanto per La Russa, che era il candidato che circolava con più insistenza da alcuni giorni sui giornali, quanto per le modalità con cui è avvenuta: buona parte dei senatori di Forza Italia, partito della maggioranza della destra, non ha infatti partecipato alla votazione, e un significativo numero di voti per La Russa (probabilmente tra i 15 e i 20) sono arrivati da alcuni “franchi tiratori” dell’opposizione.

Le ipotesi e le speculazioni sulla provenienza di quei voti decisivi sono cominciate subito dopo il conteggio, ma essendo il voto segreto difficilmente sapremo con certezza cosa è accaduto. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Azione-Italia Viva, cioè i tre principali partiti di opposizione, si sono accusati a vicenda, e hanno puntualmente negato che i franchi tiratori provenissero dai propri gruppi in Senato. Ma evidentemente è stato qualcuno di loro. Anche le motivazioni di questo appoggio segreto non sono chiare, ma l’ipotesi più plausibile è che chi ha votato per La Russa si aspetti ora qualcosa in cambio dalla maggioranza.

La situazione prima del voto in Senato era incerta fin dalla mattina. Fino a mercoledì sera i leader della coalizione, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, avevano tentato di raggiungere un accordo sia sui nomi dei ministri del futuro governo, sia su quelli dei presidenti delle camere. Era in programma una riunione con tutti e tre, ma alla fine i leader si sono visti separatamente in diversi momenti, alla villa romana di Silvio Berlusconi sull’Appia. Secondo le ricostruzioni dei giornali, i punti di divergenza riguardavano più che altro l’assegnazione dei ministeri: da giorni Berlusconi pretende che faccia parte del governo in un ruolo importante Licia Ronzulli, dirigente di Forza Italia a lui molto vicina, ma pare che Meloni sia contraria.

Evidentemente il mancato accordo sulla spartizione dei ministeri ha incrinato la tenuta della maggioranza, ostacolando un compromesso anche sul presidente del Senato. Eppure fino alla tarda mattinata di giovedì l’accordo su La Russa era ritenuto ancora probabile. Poi quando è iniziata la prima chiama, per contare i presenti, sono cominciate a circolare voci su una possibile astensione di Forza Italia.

Al Senato il quorum per l’elezione del presidente era di 104 voti, la maggioranza assoluta dei componenti (200 più 6 senatori a vita). La destra poteva contare su 115 senatori, ma 16 su 18 senatori di Forza Italia alla fine non hanno partecipato al voto. Curiosamente, hanno votato soltanto lo stesso Berlusconi e l’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, non è chiaro perché. Stando a questi numeri, La Russa alla prima votazione avrebbe dovuto prendere 99 voti, mentre invece è risultato eletto con 116 voti. Significa che almeno 17 senatori – ma forse anche di più – hanno votato contro le indicazioni del proprio partito (l’opposizione aveva dato indicazione di votare scheda bianca).

L’ipotesi principale è che dall’opposizione qualcuno abbia voluto fare un favore a Meloni per ottenere qualcosa in cambio, forse per quanto riguarda le nomine parlamentari che arriveranno nei prossimi giorni. Claudio Cerasa, direttore del Foglio, scrive che un indizio per capire la provenienza di questo sostegno inaspettato si potrà trovare guardando a chi verrà eletto in altri posti rilevanti, come l’Ufficio di presidenza, i vicepresidenti e il segretario d’aula. Ma un eventuale accordo potrebbe includere anche posti garantiti nelle varie commissioni parlamentari o al Copasir, l’organo parlamentare che controlla i servizi segreti.

Una versione sensibilmente diversa l’ha data Berlusconi stesso, intervistato da un gruppo di giornalisti a Palazzo Madama, la sede del Senato, e incalzato da Francesca Schianchi della Stampa. Berlusconi ha detto che i senatori del suo partito non hanno votato perché c’era stato un veto contro uno di loro, riferendosi probabilmente a Ronzulli. Poi ha aggiunto che però «lui [La Russa, ndr] veniva eletto lo stesso, con i voti di Renzi e dei senatori a vita».

I senatori di Azione-Italia Viva, cioè dell’alleanza di Carlo Calenda e Matteo Renzi, sono nove mentre i senatori a vita sono in tutto sei, cinque senza Giorgio Napolitano assente per motivi di salute: anche se fosse vero quanto dice Berlusconi, i voti di Azione-Italia Viva e dei senatori a vita non basterebbero da soli. A molti è sembrato in ogni caso poco plausibile che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, abbia votato per La Russa, un nostalgico del fascismo.

Calenda ha categoricamente respinto le accuse, e lo stesso ha fatto Renzi, che ha commentato: «Non è che se succede qualcosa sono sempre stato io. Se faccio una cosa la rivendico». Su Twitter sono circolati anche dei video dei passaggi nei catafalchi (le strutture in cui si vota) dei senatori di Azione-Italia Viva, diversi dei quali sembrano esserci rimasti troppo poco per poter realisticamente scrivere qualcosa sulla scheda.

È comunque sicuro che almeno una parte dei voti “in più” ricevuti da La Russa sia arrivata anche da altri partiti. Il senatore Mario Borghese del Movimento Associativo Italiani all’Estero ha detto di aver votato per La Russa, ma ne rimangono comunque molti altri. Peraltro due voti sono stati dati al leghista Roberto Calderoli: se fossero arrivati dal suo partito significherebbe che ci sono stati due ulteriori voti per La Russa dall’opposizione. Si tratta, insomma, di un gruppetto di 15-20 senatori: un numero tale da lasciar supporre un qualche tipo di coordinamento.

Il segretario del PD Enrico Letta ha definito «irresponsabile» questa scelta, sostenendo che «una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza». Un’accusa rivolta piuttosto evidentemente a Calenda. Il ministro della Cultura uscente Dario Franceschini, considerato uno dei più abili manovratori in parlamento, ha detto che chi dall’opposizione ha votato per La Russa «non sa bene cosa sia la politica». Un commento che potrebbe essere interpretato come un’accusa implicita verso il Movimento 5 Stelle.

Anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, però, è stato piuttosto categorico sull’eventualità che qualcuno del suo partito possa aver votato La Russa. A un giornalista che gli ha fatto questo domanda ha risposto «non diciamo sciocchezze sul Movimento 5 Stelle».

Altri commentatori hanno ipotizzato che sia stato un tentativo di mettere zizzania nella maggioranza, che in un caso probabilmente più unico che raro nella storia repubblicana ha eletto un presidente di una camera spaccandosi però nel voto. Non è chiaro però di chi possa essere stata eventualmente l’iniziativa, e nemmeno che vantaggio politico possa esserci nel favorire l’elezione di un presidente del Senato avversario alla prima votazione, evitando una parziale figuraccia alla destra.

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