«L'Iran abolisce la polizia morale»: l'annuncio dopo le rivolte, e i dubbi

di Marta Serafini

L'Iran è nel caos: dopo le parole del Procuratore generale, il governo tace. La rabbia non si placa: annunciati tre giorni di scioperi contro il regime

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Una concessione ai manifestanti o semplici dichiarazioni che non trovano nessuna conferma fatte forse con l’intento di placare la rivolta.

Sollevano dubbi le dichiarazioni del procuratore generale, l’ultraconservatore Mohammad Javad Montazeri riprese dai media di tutto il mondo.

Rispondendo sabato durante una conferenza religiosa ad una domanda sul perché la polizia morale — la stessa coinvolta nella morte di Mahsa Amini, che ha dato il via alle proteste ormai 11 settimane fa — non fosse più operativa, il procuratore, secondo quanto riportato dall’agenzia semi governativa Isna, ha commentato: «La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata».

Parole che non trovano riscontri ufficiali, soprattutto da parte del ministero dell’ Interno. Ma che nemmeno sono state smentite dal governo.

Montazeri d’altro canto si è affrettato a specificare come la magistratura continuerà a vigilare sui comportamenti e ha sottolineato come l’abbigliamento femminile continui ad essere «molto importante».

Parlando sempre nella città santa di Qom, Montazeri ha anche lasciato intendere che il Parlamento iraniano e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale starebbero esaminando la questione dell’hijab, il velo islamico, obbligatorio per le donne nei luoghi pubblici secondo una legge del 1983. Ma anche in questo caso Montazeri non ha fornito alcun dettaglio.

Solo il 37% degli iraniani, secondo un sondaggio trapelato dall’agenzia di stampa Fars vicina alle Guardie rivoluzionarie, è d’accordo con la legge sull’hijab, ed è stato l’obbligo di tenere il capo e i capelli coperti il fattore scatenante dell’ondata di proteste che hanno rivelato un più diffuso risentimento contro gli ayatollah.


In questo quadro, il presidente, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, che ha imposto nuove restrizioni sull’abbigliamento femminile, nel corso di una conferenza a Teheran ha fatto notare che «la Costituzione ha valori e principi solidi e immutabili» ma che «ci sono metodi di attuazione che possono essere flessibili». Una mossa secondo molti analisti per tentare di placare gli animi di riformisti e conservatori, dopo che, negli ultimi mesi, Usa e Ue hanno imposto sanzioni a funzionari ed enti governativi iraniani, inclusa la polizia morale.

Ma si tratterebbe di un’apertura di facciata, non sufficiente a fermare quella che gli attivisti definiscono una vera e propria rivoluzione. «Se il regime ha risposto alla pressione delle proteste potrebbe essere una cosa positiva, ma dobbiamo vedere come funziona in pratica e cosa ne pensano gli iraniani», ha commentato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito la decisione, «se confermata, un atto di buona volontà ma solo un piccolo passo che non cambia la situazione di repressione inaccettabile».

E mentre sale il bilancio dei morti (200 secondo i dati ufficiali, 470 secondo le ong), e dopo che quattro iraniani, arrestati a giugno per legami con Israele, sono stati condannati e impiccati, il Consiglio di sicurezza ha annunciato che «le forze di sicurezza faranno fronte a ogni nuova rivolta con tutta la loro forza e senza tolleranza».

Parole che arrivano alla vigilia di una nuova mobilitazione indetta a partire da oggi per tre giorni.

4 dicembre 2022 (modifica il 5 dicembre 2022 | 08:09)