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  • Venerdì 3 marzo 2023

La campagna della Tunisia contro i migranti subsahariani

Il presidente autoritario Kais Saied sta cercando di scaricare i problemi economici del paese sugli immigrati e ha istigato indirettamente aggressioni razziste

Migranti ivoriani all'ambasciata a Tunisi per chiedere il rimpatrio (EPA/MOHAMED MESSARA)
Migranti ivoriani all'ambasciata a Tunisi per chiedere il rimpatrio (EPA/MOHAMED MESSARA)
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Da alcune settimane Kais Saied, il presidente della Tunisia che sta governando in maniera sempre più autoritaria, ha attaccato con eccezionale durezza gli immigrati subsahariani presenti nel paese. In Tunisia di recente ci sono stati alcuni gravi episodi razzisti incitati direttamente dal presidente, al punto che la Costa d’Avorio e la Guinea hanno deciso questa settimana di organizzare voli speciali per rimpatriare i propri connazionali presenti in Tunisia.

Negli ultimi tre anni Saied ha dato una svolta autoritaria al governo del paese, con una maggior concentrazione del potere nelle proprie mani, lo svuotamento delle funzioni del parlamento e la repressione degli avversari politici, oggetto di arresti arbitrari. La Tunisia è però anche alle prese con una grande crisi economica: per lunghi periodi sono mancati anche beni di prima necessità e il sostegno popolare per il presidente è notevolmente calato. Per questo Saied, eletto nel 2019 con una proposta populista e di rottura rispetto ai partiti tradizionali, sta cercando di dare la colpa dei problemi del paese agli immigrati provenienti dai paesi africani subsahariani.

– Leggi anche: In Tunisia si protesta contro le repressioni di Saied

In un discorso dai toni molto violenti, pronunciato una prima volta il 21 febbraio e poi ripetuto anche via social, Saied ha accusato «orde di immigrati illegali di portare in Tunisia violenza, crimine e altre pratiche inaccettabili». Ha inoltre sostenuto che l’immigrazione dai paesi africani facesse parte di un progetto di «sostituzione demografica per rendere la Tunisia un paese unicamente africano, che perda i suoi legami con il mondo arabo e islamico».

Saied ha insomma adattato al contesto tunisino la teoria razzista e complottista della “grande sostituzione”, popolare nell’estrema destra occidentale ed ispiratrice anche di alcune stragi di massa. Nella versione dei suprematisti bianchi, la cospirazione mondiale avrebbe come obiettivo la sostituzione dei bianchi da parte di neri e migranti. Saied l’ha rielaborata indicando come obiettivo i migranti subsahariani e annunciando che sarebbero state necessarie «misure urgenti per fermare questo flusso incessante di clandestini».

In Tunisia in realtà i migranti provenienti da altri paesi africani, esclusi quelli dell’area del Maghreb, sono secondo le stime ufficiali tunisine circa 21.000. Secondo altri enti internazionali potrebbero arrivare a 50.000, a fronte di una popolazione complessiva di 12 milioni di abitanti. La maggior parte è entrata in modo legale: negli scorsi anni il governo tunisino aveva eliminato la necessità del visto per molti paesi africani, per facilitare i commerci. Solo una porzione ridotta dei migranti ha la Tunisia come destinazione finale: spesso il paese è una tappa di un viaggio più lungo verso l’Europa, sempre più complesso. Secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, i richiedenti asilo erano poco più di 6.000, in maggioranza siriani.

Una manifestazione di sostegno ai migranti (AP Photo/ Hassene Dridi)

Le parole di Saied hanno però provocato effetti immediati nel paese: non solo le forze dell’ordine hanno arrestato migranti senza documenti, ma sono state segnalate varie aggressioni (a Sfax e Tunisi) a persone originarie dell’Africa subsahariana e molte famiglie si sono ritrovate senza casa, sfrattate dalle abitazioni che avevano in affitto. Nelle ultime settimane le ambasciate a Tunisi di Guinea e Costa d’Avorio hanno ricevuto molte richieste di aiuto ed ospitalità, il che ha portato alla decisione di organizzare voli di rimpatrio.

L’Unione Africana ha condannato «forma e sostanza» del messaggio di Saied, con una dichiarazione ufficiale, mentre alcune manifestazioni di sostegno ai migranti sono state organizzate a Tunisi nelle ultime settimane. Un’altra era prevista per domenica, organizzata dalla principale coalizione di opposizione per denunciare anche la campagna di arresti politici, ma è stata vietata: la motivazione ufficiale è che gli organizzatori erano «sospettati di tramare contro la sicurezza dello stato».