Cooperazione & Relazioni internazionali

Biden chiude le porte ai migranti venezuelani

Da ieri gli Stati Uniti hanno cominciato ad espellere in Messico migliaia di disperati in fuga dal regime di Caracas usando il cosiddetto Titolo 42, una misura sanitaria introdotta dal suo predecessore Trump durante la pandemia. La contraddizione è che solo qualche settimana fa il presidente statunitense aveva dato per conclusa l'emergenza Covid-19. Lo sdegno di Amnesty International e di altre ong

di Paolo Manzo

"Con effetto immediato, i venezuelani che entrano negli Stati Uniti tra i porti di ingresso, senza autorizzazione, saranno rimpatriati in Messico", ha dichiarato Il Dipartimento Usa per la Sicurezza Interna (DHS) in un comunicato l'altroieri. L’amministrazione Biden sta usando dunque da due giorni contro i venezuelani il Titolo 42 introdotto da Trump per motivi sanitari durante l'emergenza Covid. Il fatto che le loro espulsioni saranno mascherate da preoccupazioni per la salute pubblica poche settimane dopo che il presidente Biden ha dichiarato la pandemia 'finita' è inquietante. Circa un quarto degli abitanti del Venezuela hanno lasciato il paese negli ultimi anni dopo che la sua economia è crollata sotto le folli politiche economiche di Caracas. Solo l'Ucraina dilaniata dalla guerra ha, a detta dell’ONU, oggi uno spostamento di popolazione maggiore di quella del Venezuela.

Il piano di Biden è di ridurre l'afflusso di coloro che fuggono dal regime di Nicolás Maduro e, con questa decisione, il presidente degli Stati Uniti usa la politica dell'immigrazione anche in ottica elettorale, visto che il prossimo 8 novembre ci sono le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti e, con l’inflazione, il boom migratorio al confine meridionale è uno dei temi che spostano voti.

Solo ad agosto i venezuelani entrati illegalmente negli USA sono stati 25.349, un aumento del 43%, rispetto a luglio. La crisi migratoria venezuelana è enorme, con un flusso triplicato rispetto al 2021.

In questo preciso istante ci sono 8mila migranti venezuelani bloccati in Colombia sulle spiagge di Urabá, nel comune Necoclí di Antioquia per la mancanza di barche per trasportarli al dipartimento di Chocó, che si collega con la giungla del Darién Gap. Solo 43 barche operano in città con 70 posti ciascuna. Nulla visto che qui arrivano tra i 2.000 e i 2.500 migranti al giorno. Molti i bambini senza cibo né vestiti. È una "crisi umanitaria su un lungomare” denunciano da settimane le autorità locali e nessuno è disposto ad abbandonare il proprio posto in fila a causa dell'annuncio USA contro i migranti venezuelani. I biglietti della barca per il fine settimana sono già esauriti, ha detto alla radio colombiana RCN il sindaco del comune colombiano, Wilfredo Menco Zapata. Proveranno ad arrivare negli Stati Uniti. Esauriranno le le loro poche risorse e di certo l'annuncio dell'applicazione del titolo 42 per espellerli seduta stante in Messico non li fermerà. Al contrario, li spingerà a muoversi più velocemente. Tornare in Venezuela non è infatti un’opzione. Come sottolinea a Vita il professore alla Georgetown University, Héctor Schamis "Finché Maduro rimarrà dov'è, la migrazione continuerà. Questa è la razionalità di andare verso l'ignoto perché ciò che si sa è già noto.”

Molto dura la direttrice per le Americhe di Amnesty International Erika Guevara-Rosas: “Pochi giorni dopo che il Coordinamento Interagenzia per i Rifugiati e i Migranti R4V codiretto dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). ha rivelato che ci sono 7,1 milioni di venezuelani in cerca di protezione internazionale, l'amministrazione Biden ha vergognosamente annunciato un nuovo piano per bloccare l'accesso all'asilo per i venezuelani in cerca di sicurezza al confine con gli Stati Uniti".

Guevara-Rosas è anche preoccupata dai resoconti dei media statunitensi secondo cui "l'espansione del Titolo 42 dovrebbe includere anche cittadini di Cuba, Haiti e Nicaragua". Il mese scorso, Amnesty International aveva pubblicato un rapporto in cui si dettagliava di come "gli haitiani espulsi ai sensi del Titolo 42 fossero stati oggetto di detenzione arbitraria e maltrattamenti discriminatori e umilianti che equivalgono a torture basate sulla razza".

L’Ufficio per gli affari latinoamericani di Washington (WOLA), si è detto "deluso" dalla decisione dell'amministrazione Biden di deportare i migranti venezuelani.

"Oltre ad espandere l'applicazione del Titolo 42 al Venezuela, il DHS ha annunciato un programma di libertà vigilata umanitaria per un massimo di 24.000 rifugiati provenienti da Caracas. Considerando che 33.000 persone dal Venezuela sono arrivate al confine solo a settembre, questo programma beneficerebbe di un numero equivalente a circa tre settimane del flusso attuale".

L’ONG venezuelana PROVEA, acronimo che sta per "Azione del programma di educazione ai diritti umani", ha definito la decisione di Biden “devastante. Chi fugge dal Venezuela non lo fa per scelta, ma per necessità, fame, persecuzioni, stupri e una complessa emergenza umanitaria. I rifugiati e i migranti venezuelani meritano protezione, non discriminazione”.


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