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Libia, intercettati e riportati a Tobruk 522 profughi compresi 240 bambini dalle milizie armate a bordo delle motovedette regalate dall'Italia

Migranti detenuti in Libia sotto ricatto dei miliziani
Migranti detenuti in Libia sotto ricatto dei miliziani 
Sono soprattutto siriani ed egiziani. I miliziani hanno intercettato il peschereccio carico di persone dopo essere stati informati da fonti che non hanno voluto rivelare. La denuncia dell'organizzazione Refugees in Libya
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ROMA (Agenzia DIRE) - "Una nave della cosiddetta Guardia costiera libica, ma in realtà di una milizia, ha intercettato a 60 chilometri dalla costa e riportato a Tobruk 522 persone fra i quali 240 minori, soprattutto cittadini siriani ed egiziani, che erano a bordo di un vecchio peschereccio. I miliziani hanno condotto l'operazione dopo essere stati informati sul transito in mare della barca da fonti che non hanno voluto specificare". Esponenti dell'organizzazione Refugees in Libya, costituita da migranti africani residenti o bloccati in Libia, su Twitter hanno aggiunto: "Con il rinnovo del sistema terrorista messo in piedi da Italia e Libia sempre più persone continuano a morire, mentre il Paese nordafricano diventa sempre più insostenibile".

Altro che Guardia Costiera: sono miliziani armati. Il finanziamento alla Guardia costiera libica che, secondo le ricerche di diversi media e Ong libiche, italiane e internazionali è in realtà costituita da milizie armate che commettono abusi e di cui si ignora la composizione e le attività, è uno dei punti più discussi del Memorandum fra Italia e Libia siglato nel 2017, dall'allora governo-Gentiloni, Marco Minniti, ministro dell'Interno. L'intesa è stata rinnovata una prima volta nel 2020 ed è in attesa di essere rinnovata una terza volta in automatico a febbraio dell'anno prossimo, dopo il tacito assenso del governo di Roma, che aveva tempo per revocarlo entro il 2 del mese di novembre.

Il battagione Tarik Bin Ziad. "La nave è stata bloccata dal battaglione di Tarik Bin Ziad, una delle milizie più forti a Tobruk, che ci ha detto detto di essere intervenuta dopo aver ricevuto notizie su questa nave da una fonte che non è stata rivelata", dice un portavoce di Refugees che si trova in Libia e che preferisce restare anonimo per ragioni di sicurezza. L'imbarcazione che si è occupata dell'operazione "portava la sigla Ingadz 7, ovvero la parola araba che sta per 'salvataggio', a ulteriore dimostrazione che si trattava di un mezzo della sedicente Guardia costiera".

* Brando Ricci, Agenzia DIRE