Migranti

«Il principio di non respingimento è inderogabile, come il divieto di genocidio». E l’Italia lo sta violando

di Chiara Sgreccia   7 novembre 2022

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Il decreto firmato dai ministri Piantedosi, Crosetto e Salvini per fermare le navi delle Ong e allontanare i migranti è illegittimo. Lo spiegano gli esperti a L'Espresso

215 per Geo Barents. 35 su Humanity 1. Non sono numeri ma le persone che restano a bordo delle navi gestite rispettivamente dalle Ong Medici senza frontiere e Sos Humanity a cui l’Italia ha negato il diritto di accedere a un porto sicuro come, invece, prevede la Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay del 1982. Che stabilisce l’obbligo di soccorso, sia per le autorità pubbliche sia per i privati, per coloro che si trovano in condizioni di di stress. Mentre altre due navi, Ocean Viking e Rise Above, con 234 e 90 perone a bordo, rimangono bloccate in mare senza ricevere neppure l’autorizzazione ad avvicinarsi al porto per le operazioni di soccorso e assistenza a chi è condizioni critiche.

Così dopo che il capitano Joachim Ebeling della nave Humanity 1, che batte bandiera tedesca, si è rifiutato di lasciare il porto di Catania con «il carico residuale» di migranti rimasto sulla nave, perché «se adesso andassi via violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali e qui al porto di Catania non sto facendo nulla di illegale» - ha dichiarato durante un’intervista a Repubblica - «una sanzione di 50mila euro è stata notificata alle due navi delle ong», spiega Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa verde.

Medici senza frontiere non ha ancora reso pubblica la notifica mentre Sos Humanity sì. E ha iniziato una battaglia legale contro i provvedimenti del governo italiano annunciando il ricorso al Tar del Lazio. Il decreto interministeriale firmato dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi e da quelli della Difesa e delle Infrastrutture Guido Crosetto e Matteo Salvini impone alle navi delle Ong di «fermarsi in rada», sostare solo il tempo necessario per verificare le condizioni dei migranti e far scendere chi viene ritenuto in difficoltà. Le imbarcazioni con a bordo chi, invece, non è stato considerato idoneo alla discesa dovranno tornare in acque internazionali.

Ma sono tanti quelli che sottolineano come il decreto sia illegittimo perché viola sia i principi della nostra Costituzione, come il divieto di tortura e la tutela della libertà personale, e le norme del diritto internazionale. Infatti, sebbene la strategia nuovo governo Meloni per fermare il lavoro delle navi umanitarie e tenere i migranti lontano dall’Italia, sia meno aggressiva (e probabilmente meglio studiata) di quella che aveva portato avanti Salvini quando era ministro dell’Interno, finirà in Tribunale.

Come spiega il professore Francesco Cherubini, professore di diritto dell’Unione europea all’università Luiss, «l’obbligo di salvataggio della vita in mare è prioritario rispetto ad altre norme. In particolare, prevale su quelle che regolamentano il controllo dell’immigrazione irregolare. Non è possibile rimandare in mare aperto una nave con delle persone a bordo, anche perché ogni persona rimasta su quelle navi è particolarmente vulnerabile. La norma principale di riferimento è il principio di non respingimento. Norma che ha una posizione molto particolare nell'ordinamento internazionale, che ancora prima di essere una norma convenzionale è di diritto internazionale generale inderogabile».

Sono pochi i principi di questo tipo: «è un obbligo che non deriva dall’appartenenza a una determinata organizzazione internazionale ma dal solo fatto di stare in una comunità. Dovremmo andare su Marte per evadere l’obbligo di rispettarla. Norme di questo tipo sono anche il principio di autodeterminazione o il divieto di genocidio, per capirci».

L’aver impedito la discesa dei migranti dalle navi Geo Barents e Humanity 1 ha conseguenze che implicano anche altre violazioni del diritto internazionale, come la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, del 1951, secondo cui «la possibilità di fare domanda di protezione internazionale dovrebbe essere garantita una volta che gli individui sono sotto la giurisdizione dello Stato, italiano nel caso delle persone bloccate nel porto di Catania», conclude Cherubini. O come l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che proibisce la tortura e il trattamento o pena disumano o degradante.

«Tra le pratiche che violano il diritto c’è anche il respingimento di persone verso un paese in cui rischiano di subire trattamenti degradanti. E l’ipotesi di respingimento collettivo è un provvedimento che già la Corte di Strasburgo ha definito come una chiara violazione. In più, le persone rimaste a bordo delle navi potrebbero anche considerarsi private della libertà personale, senza alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria. Anche questa è una violazione della Convenzione europea, articolo 5», aggiunge Gian Maria Farnelli, professore associato di diritto internazionale all’Università di Bologna.