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  • Giovedì 9 febbraio 2023

Twitter è stato bloccato per ore in Turchia

Su decisione del governo turco, probabilmente per limitare le critiche rivolte al presidente Erdogan sulla risposta disorganizzata e tardiva al terremoto di lunedì

(Burak Kara/Getty Images)
(Burak Kara/Getty Images)

Tra il pomeriggio di mercoledì e le prime ore di giovedì, mentre si moltiplicavano le critiche alla risposta lenta e disorganizzata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan al devastante terremoto di tre giorni prima, il governo turco ha bloccato temporaneamente l’accesso a Twitter, probabilmente proprio allo scopo di fermare le stesse critiche. Non è la prima volta che Erdogan restringe l’accesso alle piattaforme social in momenti di emergenza.

Inizialmente, rispondendo a una domanda sul fatto che nel paese fosse molto difficile accedere a Twitter, il vicepresidente turco Fuat Oktay aveva attribuito le difficoltà a «problemi tecnici», una risposta però che era sembrata fin da subito non reggere. Secondo NetBlocks, un’organizzazione non profit che si occupa tra le altre cose di monitorare l’accesso a Internet e che per prima ha notato l’anomalia, il blocco è stato il risultato di un ordine governativo, dato che è stato realizzato con un software installato dalle principali società che forniscono la connessione a Internet.

Il metodo, noto come “SNI filtering”, è molto utilizzato dai paesi che ricorrono di frequente al blocco di determinati siti internet, e può essere normalmente aggirato usando una VPN, un servizio che permette di fingere che il proprio computer sia connesso da un altro paese rispetto a quello in cui ci si trova.

L’agenzia di stampa governativa turca Anadolu ha raccontato che alcuni funzionari di Twitter si sono incontrati con il governo. Omer Fatih Sayan, viceministro turco dei trasporti e delle infrastrutture, avrebbe ricordato a Twitter «la sua responsabilità nella lotta alla disinformazione». Il capo dell’azienda Elon Musk ha poi detto di essere stato informato dal governo turco che «l’accesso sarebbe stato riattivato a breve».

Lo scorso ottobre il parlamento turco aveva approvato una legge “contro la disinformazione” che tra le altre cose obbliga le aziende tecnologiche a rimuovere tempestivamente contenuti se viene richiesto dalle autorità, ma anche di fornire loro i dati di chi ha pubblicato quei contenuti. In base alla legge – che secondo i critici fa parte dei molti tentativi del governo turco di silenziare l’opposizione a Erdogan e controllare ulteriormente le comunicazioni nel paese – le aziende che non rispettano le richieste governative possono subire un rallentamento dei loro servizi in Turchia.

Dato che Twitter è il social network usato principalmente da giornalisti e politici, ma anche quello a cui moltissime persone ricorrono per chiedere aiuto in momenti di emergenza, la piattaforma attira particolarmente l’attenzione dei governi. In questo caso, in seguito al terremoto che ha colpito soprattutto Turchia e Siria provocando migliaia di morti, il social network si è velocemente riempito di foto e video che mostravano la devastazione provocata dal sisma, ma anche richieste di aiuto e critiche sulla lentezza dei soccorsi.