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  • Martedì 15 novembre 2022

L’esplosione in Polonia, vicino al confine con l’Ucraina

Sono state uccise due persone, ma non ci sono ancora certezze su cosa sia successo

Il ministro della difesa polacco, Mariusz Blaszczak, a sinistra, arriva alla sede del Consiglio nazionale di sicurezza polacco a Varsavia, la capitale (EPA/RADEK PIETRUSZKA)
Il ministro della difesa polacco, Mariusz Blaszczak, a sinistra, arriva alla sede del Consiglio nazionale di sicurezza polacco a Varsavia, la capitale (EPA/RADEK PIETRUSZKA)

Nel tardo pomeriggio di martedì c’è stata almeno un’esplosione nella cittadina polacca di Przewodów, poco al di là del confine con l’Ucraina: sono state uccise due persone. Secondo una fonte d’intelligence americana citata dall’agenzia di stampa Associated Press, considerata generalmente molto affidabile, l’esplosione sarebbe stata causata da due missili russi, non si sa se sparati intenzionalmente o meno verso la Polonia.

La notizia va presa con estrema cautela, anche perché nessuna fonte ufficiale l’ha confermata in questi termini. Qualche informazione in più è arrivata dalla stampa locale, in particolare dalla radio polacca ZET, che però aveva parlato di «resti di missili» diretti in Ucraina che sarebbero stati intercettati dagli ucraini e sarebbero finiti su Przewodów (quindi i missili non sarebbero stati sparati intenzionalmente verso la Polonia). Durante la notte il governo polacco ha confermato che i resti dei missili trovati sono di «fabbricazione russa»: una formulazione che di per sé significa poco, visto che anche l’Ucraina ne ha in dotazione. Poi ha convocato formalmente l’ambasciatore russo a Varsavia (la capitale polacca) per farsi dare spiegazioni sull’accaduto, un’azione diplomatica piuttosto rilevante che solitamente indica una situazione di estrema tensione tra due paesi.

Nel comunicato in cui spiegava brevemente la convocazione dell’ambasciatore russo, il governo polacco ha apertamente collegato il fatto che i resti di missili siano arrivati in Polonia ai bombardamenti russi in Ucraina avvenuti nella stessa giornata, senza però incolpare formalmente la Russia.

L’esplosione è avvenuta infatti durante un intenso bombardamento russo verso le città ucraine, iniziato proprio durante il primo giorno di incontri ufficiali del G20 a Bali, in Indonesia, dove è presente anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Uno dei temi di cui si sta discutendo al G20 è proprio la guerra in Ucraina. Non è ancora chiaro se l’esplosione in Polonia sia legata ai bombardamenti russi in Ucraina, ma l’ipotesi al momento sembra probabile e non può essere scartata.

L’incidente sta provocando molte preoccupazioni perché la Polonia, a differenza dell’Ucraina, è membro della NATO, che nell’articolo 5 del suo trattato fondativo prevede un meccanismo automatico di mutua difesa: significa che se uno stato membro viene attaccato, tutti gli altri sono obbligati a intervenire in sua difesa. In altre parole, il timore è che la guerra si possa allargare anche al di fuori dell’Ucraina.

Al momento comunque non ci sono segnali che possa succedere una cosa del genere: per avere informazioni in più bisognerà probabilmente aspettare ulteriori conferme dell’accaduto (che ancora non sono arrivate, c’è al momento molta prudenza da parte di molti governi).

In una conferenza stampa, il portavoce del governo polacco, Piotr Müller, ha parlato con una certa cautela dell’accaduto, spiegando che il governo sta indagando le ragioni delle esplosioni e che ha alzato il livello di allerta militare per rispondere a eventuali attacchi. Non ha quindi attribuito direttamente la responsabilità delle esplosioni alla Russia e anche nelle dichiarazioni precedenti aveva parlato solo di una «situazione di emergenza».

Müller ha fatto anche sapere che in serata il presidente polacco Andrzej Duda ha parlato con il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, e che la Polonia potrebbe invocare l’articolo 4 del Patto atlantico, il trattato fondativo della NATO: è quello che prevede che ciascuno dei paesi membri possa convocare una riunione d’urgenza fra tutti i membri «ogni volta che l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». Il Consiglio atlantico, il principale organo decisionale della NATO, si riunisce regolarmente per discutere varie questioni operative: quando scatta l’articolo 4 però si dà immediata priorità alla nuova questione sollevata, che viene trattata subito.

Al momento non ci sono conferme sull’eventuale attivazione dell’articolo 4, ma Reuters ha scritto, citando fonti diplomatiche, che sarebbe stata convocata una riunione d’urgenza per mercoledì a cui parteciperebbero gli ambasciatori dei paesi membri dell’organizzazione.

L’ultima volta l’articolo 4 è stato applicato il 24 febbraio, poche ore dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Negli ultimi vent’anni anni era stato applicato più volte dalla Turchia per via delle possibili ricadute sul proprio territorio dell’invasione statunitense dell’Iraq e della guerra civile in Siria. È uno strumento fondamentalmente diplomatico, molto diverso e assai meno potente del più famoso articolo 5 del Patto atlantico, che prevede un meccanismo automatico di mutua difesa fra i paesi membri. Nella storia della NATO l’articolo 5 è stato applicato una sola volta, subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti compiuti da al Qaida.

Anche Stoltenberg intanto è stato piuttosto cauto, nella sua prima dichiarazione ufficiale: ha detto di aver parlato con Duda, che la NATO sta controllando la situazione e che sono in corso consultazioni tra i paesi che fanno parte dell’alleanza.

Il ministero della Difesa russo ha negato che ci siano stati attacchi russi «contro obiettivi vicini al confine tra Ucraina e Polonia» e ha detto che gli annunci che sostengono che missili russi abbiano colpito la Polonia sono «una deliberata provocazione che ha l’obiettivo di far degenerare la situazione». È una dichiarazione che in questo momento non ha un gran valore per capire cosa sia realmente accaduto, va presa più che altro come l’ennesimo tentativo russo di scaricare la colpa delle sue azioni militari su altri paesi.

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pubblicato un video in cui dà per certo che si tratti di missili russi che hanno colpito la Polonia e «il territorio della NATO», parlando di «significativa escalation». Anche le sue parole non sono da prendere come ufficiali e definitive: è un tentativo di presentare l’accaduto come un attacco intenzionale della Russia per spingere la NATO a intervenire in difesa dell’Ucraina, ma al momento non ci sono abbastanza informazioni per sostenerlo con certezza.

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