La Commissione europea ha raccomandato di assegnare alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato all’ingresso nell’Unione europea

Johann Sattler, il rappresentante dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, consegna il rapporto della Commissione al primo ministro del paese, Zoran Tegeltija (AP Photo/ Armin Durgut)
Johann Sattler, il rappresentante dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, consegna il rapporto della Commissione al primo ministro del paese, Zoran Tegeltija (AP Photo/ Armin Durgut)

Mercoledì la Commissione europea ha raccomandato di assegnare alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato a entrare nell’Unione europea, a patto che vengano accettate certe condizioni. È una raccomandazione significativa per il paese, che è una repubblica parlamentare federale dal 1995 e aveva fatto domanda per l’ingresso nell’Unione nel 2016. La Bosnia non è tuttavia ancora un paese candidato, status specifico a cui corrisponde una serie di privilegi e oneri: dopo la raccomandazione della Commissione, una decisione deve essere presa dal Consiglio europeo, cioè l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dell’Unione europea, e dal Consiglio dell’Unione europea, l’organo composto dai governi dei paesi membri che detiene il potere legislativo dell’Unione europea insieme al Parlamento.

La raccomandazione della Commissione è però sintomo di una nuova spinta all’allargamento dell’Unione, pochi mesi dopo l’assegnazione dello status ufficiale di paesi candidati a Ucraina e Moldavia.

In un discorso tenuto al Parlamento europeo, Olivér Várhelyi, commissario per l’Allargamento dell’Unione, ha detto che la raccomandazione è «un momento storico per i cittadini della Bosnia-Erzegovina». Prima che lo status di paese candidato venga riconosciuto, tuttavia, Várhelyi ha specificato che il governo nazionale dovrà introdurre una serie di misure sullo stato di diritto, contro la corruzione e per assicurare la libertà di stampa.

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