La repressione politica contro Alexey Navalny pare non fermarsi neanche dentro le mura del carcere. L’avversario numero uno di Putin racconta che sta trascorrendo quasi tutte le sue giornate in cella di punizione: non appena ha finito di scontare un periodo di isolamento, i funzionari del centro di detenzione trovano un pretesto per rispedirlo dentro. Si tratta di continui provvedimenti che sono ovviamente ritenuti un sopruso, una violazione dei diritti umani, e che Navalny sta cercando di contestare in tribunale.

«Sono seduto su uno sgabello in uno spazio di sei metri quadri»

L’ultima punizione è stata annunciata oggi sui profili social dell’oppositore: 14 giorni di cella per essersi rifiutato di lavare una recinzione del carcere. «E sono tornato nella cella di punizione», scrive Navalny. «Ho appena trascorso 12 giorni lì, me ne danno di nuovo 14. Il motivo è che mi sono rifiutato di lavare la recinzione. Bene, capisco che dipingere una recinzione e sentirsi come Tom Sawyer sia divertente - afferma l’oppositore con il suo solito sarcasmo - ma lavare la recinzione, secondo me, è una totale sciocchezza».

Poi Navalny racconta di essere «seduto su uno sgabello» in uno spazio di «sei metri quadri». «Tutto ciò che ho con me sono una tazza (un esemplare), e un libro (un esemplare)», spiega deridendo il linguaggio burocratico del carcere. «Ma ci sono già abituato. Non capisco le persone che hanno bisogno di altri oggetti per una vita piena».

«In cella di punizione per un bottone slacciato»

Negli ultimi due mesi, il centro detentivo a regime severo IK-6 di Melekhovo - dove Navalny è rinchiuso ingiustamente per motivi politici - ha inflitto ben sei punizioni di questo tipo al dissidente russo: una volta gli hanno fatto persino trascorrere tre giorni in cella di punizione soltanto perché il primo bottone della sua uniforme da detenuto era slacciata.

«12 giorni di isolamento per aver criticato la mobilitazione ordinata da Putin»

Alla fine di settembre Navalny è stato invece condannato a ben 12 giorni di isolamento. Stavolta per aver criticato la mobilitazione “parziale” dei riservisti ordinata da Putin per l’invasione dell’Ucraina, contro la quale l’ex trascinatore delle proteste anti-Putin ha esortato a scendere in piazza.

«Per mantenere il suo potere personale, Putin sta tormentando un Paese vicino, ha ucciso persone lì e ora sta inviando un'enorme quantità di cittadini russi in questa guerra», ha denunciato Navalny in collegamento video col tribunale durante un processo contro l’amministrazione del carcere dove è detenuto. «È tutto terribile - ha detto – una grande tragedia».

Amnesty International denuncia, «contro Navalny trattamento crudele e degradante»

Ma il continuo isolamento in cella di punizione a quanto pare non è l’unico sopruso che Navalny subisce dietro le sbarre. Il mese scorso, chiedendo ancora una volta il rilascio immediato del più noto tra gli oppositori di Putin, Amnesty International ha infatti denunciato «informazioni profondamente inquietanti sul trattamento sempre più duro riservato ad Alexey Navalny» nel carcere in cui è rinchiuso.

«Ciò - racconta l’ong per la difesa dei diritti umani - include pene severe per presunte infrazioni e ripetuti tentativi di ostracismo da parte di altri prigionieri a cui, secondo quanto riferito, non è permesso parlare con lui o addirittura guardarlo. In grave violazione dei suoi diritti e delle stesse leggi russe, ad Alexey Navalny non sono consentiti incontri riservati con il suo avvocato. La sua salute e il suo benessere sono a grave rischio, e questo equivale a un trattamento crudele, disumano o degradante». Secondo Amnesty, l’obiettivo dell’amministrazione carceraria è quello di «spezzare lo spirito di Alexey Navalny rendendo la sua esistenza nella colonia penale insopportabile, umiliante e disumanizzante».

Il contesto

Navalny è stato arrestato nel gennaio del 2021, non appena è tornato a Mosca da Berlino, dove era stato curato per un avvelenamento che aveva fatto a lungo temere per la sua vita e per il quale si sospettano i servizi segreti del Cremlino.

Nonostante si trovi (ingiustamente) dietro le sbarre, Navalny resta probabilmente l'oppositore più temuto dal Cremlino. Negli anni passati ha organizzato numerose proteste contro il regime di Putin e le video-inchieste della sua Fondazione Anticorruzione hanno più volte messo in imbarazzo il presidente russo e il suo entourage.

Negli ultimi tempi il governo russo ha però inasprito la repressione politica e sia la rete degli uffici regionali di Navalny sia la Fondazione Anticorruzione sono state dichiarate "estremiste" in Russia. Un nuovo e feroce giro di vite sulle libertà civili e sul dissenso è iniziato con l’atroce invasione dell’Ucraina ordinata da Putin, e in Russia ora una nuova legge "bavaglio" prevede fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni sull'esercito che dovessero essere ritenute "false" dalle autorità: di fatto un modo per proibire le critiche contro la guerra.

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