Le donne afghane in piazza anche oggi per il diritto all'istruzione. Il loro slogan: “O tutte o nessuna”

Le afghane sono scese in strada, ieri mattina, per protestare contro lo stop agli studi universitari per le donne. Alle proteste si sono uniti anche docenti e ricercatori, scesi in sciopero negli atenei di Kabul. Sono manifestazioni ancora limitate, poche centinaia di persone, vista la cappa di oppressione del regime dei taleban. Ma appare chiaro che la popolazione, almeno nelle città, è esasperata. Il divieto imposto dai taleban «è devastante», ha confermato Roza Otunbayeva, Rappresentante Speciale dell’Onu per l’Afghanistan e capo della missione Unama. L’Onu ha aperto un’inchiesta, ma fino da ora, secondo la Otunbayeva, la decisione comporta «un danno per le donne e anche, più in generale per l’Afghanistan». La rappresentante speciale ha sottolineato che i Talebani «non sembrano pensare al futuro del Paese e a come le donne possono contribuire all'economia, l’istruzione e la cultura». Anche l’ex presidente afghano Hamid Karzai si è unito al coro di critiche, dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna all’Italia, dopo la decisione talebana ultimo atto di una politica di segregazione di genere messa in atto dai nuovi padroni di Kabul. Karzai, rientrato ieri nella capitale, ha chiesto ai taleban di «riaprire immediatamente scuole e università a ragazze e donne». Ma l’ex leader, che pure aveva cercato un ruolo di mediatore, è sempre meno ascoltato.

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