In Afghanistan i talebani applicheranno in maniera ancora più rigida la “sharia”, con esecuzioni pubbliche, lapidazioni e mutilazioni per vari crimini

Una donna con il burqa a Kabul (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Una donna con il burqa a Kabul (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

Il mullah Haibatullah Akhunzada, leader supremo del gruppo dei talebani, ha ordinato che nel paese venga applicata in maniera ancora più rigida la sharia, l’insieme di princìpi morali e giuridici islamici che i talebani applicano in una forma estremamente radicale. Lo ha annunciato domenica Zabihullah Mujahid, il portavoce ufficiale del gruppo, che dall’agosto del 2021 ha ripreso il potere in Afghanistan. In particolare, verranno introdotte punizioni chiamate hudud e qisas: le prime riguarderanno crimini come l’adulterio e il furto e potranno comportare, a seconda dei casi, la pena di morte, la lapidazione, la fustigazione e la mutilazione degli arti; le seconde, invece, colpiranno chi compierà volontariamente lesioni fisiche ai danni di una persona, ferendola o uccidendola, e prevederanno o una ritorsione in natura (una sorta di “occhio per occhio, dente per dente”) o un risarcimento in denaro alla famiglia della vittima.

I talebani avevano applicato una forma così rigida di sharia già nel corso del loro primo governo, negli anni Novanta. Da quando lo scorso anno erano tornati al potere avevano reintrodotto la sharia, ma inizialmente avevano promesso che lo avrebbero fatto in una forma più moderata che in passato. In realtà hanno represso da subito molti diritti fondamentali, a cominciare da quelli delle donne.