Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato la risoluzione 2667. Il provvedimento prevede un allentamento dell’embargo sulle armi alla Repubblica democratica del Congo (Rdc), eliminando la necessità, per le forze armate della Rdc, di chiedere il permesso al comitato sulle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu per l’acquisto di armamenti.

Embargo che invece rimane per tutte le milizie non governative presenti sul territorio. Una risoluzione che sembra spingere sempre di più a uno scontro diretto tra la Rdc e il confinante Ruanda. Martedì, nello stesso giorno dell’approvazione della risoluzione Onu, Germania e Francia hanno accusato il governo del Ruanda di sostenere il gruppo ribelle M23.

L’ACCUSA RIVOLTA A KIGALI non è nuova. Sono mesi, infatti, che la comunità internazionale, con in testa le Nazioni unite, accusa il Ruanda di sostenere l’M23 con lo scopo di mantenere una situazione di crisi nell’est della Rdc. A queste ripetute accuse il presidente ruandese Paul Kagame ha sempre risposto negando ogni legame con la milizia ribelle.

Risposta che è stata replicata mercoledì in una nota del governo di Kigali: «Accusare il Ruanda di sostenere il gruppo armato congolese M23 è ingiusto e impedisce di affrontare le vere cause del conflitto nella parte orientale della Rdc». Nella nota Kigali accusa Kinshasa di «aver fabbricato» il massacro di Kishishe, avvenuto a fine novembre, che secondo l’Onu è stato commesso dalle milizie dell’M23 e dove sono morti più di 200 civili. Secondo Kigali questi morti sono vittime degli scontri tra M23 e milizie illegali alleate della Rdc.