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  • Lunedì 14 novembre 2022

Cosa si sa dell’attentato a Istanbul

Sono state arrestate 22 persone, compresa quella che avrebbe lasciato l'esplosivo, e le autorità hanno già accusato gli indipendentisti curdi

La strada dove è avvenuto l'attentato, bloccata dalla polizia (AP Photo/Francisco Seco)
La strada dove è avvenuto l'attentato, bloccata dalla polizia (AP Photo/Francisco Seco)
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Nella notte tra domenica e lunedì, in Turchia sono state arrestate 22 persone in relazione all’esplosione avvenuta domenica nel centro di Istanbul, nella quale sono state uccise sei persone e 81 sono state ferite. Tra le persone arrestate ci sarebbe anche quella che ha materialmente piazzato gli esplosivi. Secondo le autorità turche, l’esplosione è stato un attentato terroristico: il ministro dell’Interno Suleyman Soylu ha accusato il PKK, una milizia indipendentista curda che secondo il governo turco e i governi occidentali è un’organizzazione terroristica.

L’esplosione è avvenuta domenica pomeriggio su viale Istiklal, una strada pedonale molto frequentata che si trova nella parte europea di Istanbul: viale Istiklal collega la zona della torre di Galata con la zona di piazza Taksim, entrambi due luoghi turistici e molto affollati, soprattutto nel fine settimana. L’esplosione è avvenuta in una zona del viale dove si trovano molti negozi e che al momento dello scoppio era piena di persone. Degli 81 feriti, più di 50 sono stati colpiti lievemente, e non hanno avuto bisogno di ricovero in ospedale o sono già stati dimessi.

Fin da subito le autorità turche hanno parlato di un attentato. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha definito l’esplosione un «attentato esplosivo» e ha aggiunto che «gli sforzi per conquistare la Turchia con il terrorismo non avranno successo né oggi né domani, come non lo hanno avuto ieri».

Nella notte Suleyman Soylu, il ministro dell’Interno, ha detto che la polizia è riuscita ad arrestare la persona che ha piazzato la bomba, e che ha arrestato altre 21 persone per interrogarle. Non ha dato nessun dettaglio sull’identità degli arrestati. Poco prima, parlando a una trasmissione televisiva, il ministro della Giustizia Bekir Bozdag aveva detto che le indagini si stavano concentrando su una donna che, secondo le immagini delle telecamere a circuito chiuso, era rimasta seduta su una panchina per 40 minuti proprio sul luogo dell’esplosione: l’esplosivo era scoppiato poco dopo che lei si era alzata.

Soprattutto, il ministro Soylu ha accusato le milizie indipendentiste curde per l’attacco. «Secondo le nostre indagini l’ordine per il terribile attacco terroristico è venuto da Ayn al Arab nel nord della Siria, dove il PKK/YPG ha il suo quartier generale». Ayn al Arab è il nome arabo di Kobane, la città nel nord della Siria dove da tempo ha base l’organizzazione dei curdi siriani YPG.

Il PKK è un partito e una milizia indipendentista curda che negli anni ha compiuto numerosi attacchi in Turchia, e che per il governo turco, così come per l’Unione Europea e per gli Stati Uniti, è un’organizzazione terroristica. La definizione di gruppo terroristico riferita al PKK è tuttavia molto controversa e dibattuta, anche perché la popolazione curda in Turchia è stata ed è ancora oggi oggetto di persecuzione. YPG, semplificando, è la milizia dei curdi siriani, con stretti legami con il PKK.

Nelle sue dichiarazioni, oltre ad aver accusato le milizie curde dell’esplosione a Istanbul, il ministro Soylu ha anche velatamente accusato gli Stati Uniti, dicendo che la prontezza del governo americano nell’inviare le condoglianze assomiglia a quella «dell’assassino che è il primo sulla scena del delitto». Il sostegno degli Stati Uniti a favore dei gruppi curdi, che hanno contribuito negli anni scorsi a combattere il gruppo terroristico dello Stato Islamico, è sempre stato una ragione di scontro con la Turchia.