La controffensiva ucraina nella regione di Kherson sarebbe partita: lo annunciava ieri il Kyiv Independent senza che però la notizia fosse confermata da fonti governative di Kiev. Le “fonti” citate dal quotidiano sono piuttosto sul fronte nemico: il numero due dell’amministrazione russa nella regione recentemente annessa da Vladimir Putin, Kyrylo Stremousov, che in un videomessaggio avrebbe affermato che l’esercito ucraino ha attaccato il villaggio di Dudchany, nel distretto di Beryslav. Oltre a non meglio precisati «soldati russi» che parlano di «combattimenti pesanti» nella regione di Kherson.

PROPRIO A KHERSON, riporta sulla sua pagina Facebook il ministero della Cultura ucraino citando quanto scrive la giornalista Elena Vanina, le forze russe hanno ucciso il direttore della filarmonica della città Yuriy Kerpatenko per aver rifiutato di collaborare con gli occupanti a un concerto organizzato il primo ottobre nel teatro cittadino, in occasione della giornata internazionale della musica.

Gli attacchi ucraini continuano intanto anche al di là del confine: il governatore della regione della regione di Belgorod Vyacheslav Gladkov denuncia «colpi d’artiglieria» che hanno dato fuoco a un deposito di petrolio, anche se non ne specifica la provenienza. Oltre il confine con la Bielorussia sono invece arrivate ieri le prime truppe di Mosca ufficialmente destinate all’istituzione di una forza congiunta «esclusivamente per il rafforzamento e la protezione del confine» fra Bielorussia e Ucraina, ma che fanno temere un coinvolgimento dell’esercito di Minsk nell’invasione lanciata da Putin lo scorso febbraio. Contemporaneamente, il Belarusian Hajun Project – organizzazione che monitora tutti gli spostamenti militari sul territorio bielorusso – dà notizia del riequipaggiamento degli aerei da guerra Su-25 di Minsk per renderli capaci di trasportare testate nucleari. E questo all’indomani dell’intervista rilasciata alla Nbc dal leader bielorusso Aleksander Lukashenko a margine del summit di Astana: «Esistono delle linee rosse che non si possono oltrepassare», ha detto Lukashenko in riferimento alla minaccia nucleare. «Se un attacco venisse rivolto al territorio della Federazione russa, questa potrebbe, se necessario, servirsi di ogni genere di armi». L’alleato di Putin ha però negato che il presidente russo abbia intenzione di ricorrere agli armamenti atomici, sostenendo che anche quelli convenzionali sono sufficienti «per cavarsela», come dimostra – ha osservato Lukashenko – la rappresaglia russa seguita all’abbattimento del ponte che collega il Paese alla penisola di Crimea.

RAPPRESAGLIA che ieri ha colpito la rete elettrica della regione di Kiev, dove ai residenti è stato chiesto di limitare l’uso di energia nel pomeriggio. Ieri il governatore regionale Oleksiy Kuleba ha confermato che i bombardamenti russi non hanno fortunatamente fatto vittime, ma l’agenzia Ukrenergo riporta che l’attacco ha «seriamente danneggiato» un’infrastruttura di distribuzione dell’elettricità.

Da Kiev intanto il presidente Volodymyr Zelensky ringrazia la sua controparte statunitense, Joe Biden, per il «meraviglioso dono» fatto all’Ucraina: nuove munizioni per i lanciarazzi Himars e l’artiglieria – oltre a ulteriori 750 milioni di dollari per il sostegno al Paese stanziati venerdì .

AIUTI invece troppo «lenti» e «insufficienti» da parte degli «alleati» occidentali, ovvero l’Unione europea, secondo un articolo del Washington Post di ieri che parla di «frustrazione» degli Usa per il «ritardo» nel sostegno a Kiev. «Sia gli ufficiali ucraini che quelli statunitensi – scrive il quotidiano – si premurano di non antagonizzare i loro alleati europei con delle dure condanne pubbliche, ma hanno comunque espresso la loro sensazione che la Commissione si stia muovendo con troppa lentezza».