Da settimane stanno accadomo cose strane a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dove la violenza non è più appannaggio solo dei gruppi armati che dal 2013 si combattono nella sanguinosa guerra civile che insanguina il paese.
Venerdì scorso, un pacco bomba proveniente dal Togo con un corriere DHL, il cui mittente era anonimo, è esploso in faccia a Dmitry Sitiy, capo del Centro culturale russo di Bangui, ferendolo gravemente. Sitiy è stato ricoverato in ospedale a Bangui ma da quel momento non si hanno più notizie sul suo stato di salute.

È INTERESSANTE OSSERVARE come la prima reazione al comunicato stampa dell’Ambasciata russa a Bangui sia stata di Evgenij Prigozhin sul suo canale Telegram. Prigozhin, fondatore e capo della discussa compagnia di sicurezza russa Wagner, operante in Repubblica Centrafricana come ausiliaria delle Forze armate, ha accusato la Francia di essere «responsabile diretta» dell’attentato, citando lo stesso Sitiy: «Prima di perdere conoscenza, Dmitry Sitiy è riuscito a dire: “Ho visto una nota: questo è per te da tutti i francesi, i russi se ne andranno dall’Africa”» ha scritto Prigozhin, aggiungendo di avere chiesto al ministero degli Esteri di Mosca di dichiarare la Francia «Stato sponsor del terrorismo».

Qualche ora dopo il ministero degli Esteri russo ha definito «attacco terroristico» l’esplosione e reso noto che Sitiy sarà trasferito a Mosca, senza ulteriori dettagli. La ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, sempre venerdì, ha etichettato le affermazioni di Prigozhin come «propaganda».

IL GIORNO PRIMA dell’attentato, gli ultimi 47 soldati francesi presenti nella Repubblica Centrafricana avevano lasciato il Paese definitivamente. Una partenza che arriva circa quattro mesi dopo la partenza dei soldati francesi dal Mali, presenti in loco come parte della forza Barkhane: in entrambi i casi la scelta francese di lasciare il campo deriva da un deterioramento dei rapporti tra i governi dei due paesi africani e Parigi, che li accusa di assoldare mercenari russi e commettere orrendi crimini.

Domenica sera invece gli edifici che ospitano la delegazione dell’Unione europea a Bangui sono stati devastati da un gravissimo incendio: «Nessuno è rimasto ferito» ha dichiarato su Twitter Douglas Darius Carpenter, ambasciatore dell’Ue nel Paese. Ancora non è chiaro esattamente cosa sia successo ma una cosa è certa: dopo l’attentato a Sitiy questo è il secondo incidente di rilevanza internazionale avvenuto in pochi giorni a Bangui.

IL NOME DI DIMITRY SITIY non è nuovo a chi si occupa di Centrafrica: il suo nome è infatti nell’elenco delle personalità sanzionate dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti perché considerato un dirigente del gruppo Wagner, ed è stato anche consulente non ufficiale in materia di sicurezza del presidente centrafricano Faustin Archange Touadera.
Non solo: Sitiy sarebbe anche l’ombra dietro la società diamantifera Diamville, ufficialmente intestata al cittadino centrafricano Bienvenu Patrick Setem Bonguende, ex-autista proprio di Sitiy.

Secondo un’inchiesta pubblicata i primi di dicembre dallo European Investigative Collaborations (EIC), in collaborazione con All Eyes on Wagner e The Dossier Center, Diamville è direttamente collegata alle attività del gruppo Wagner in Centrafrica e, in particolare, dal 2019 esporterebbe diamanti verso l’Europa, via Belgio. Diamanti provenienti da zone di conflitto, estratti nelle prefetture centrafricane di Bangassou, Ouadda, Bria e Sam-Ouandja, quattro zone considerate off-limits dal Kimberly Process Certification Scheme, l’accordo di certificazione creato nel 2003 dalle Nazioni unite e volto a garantire che i profitti ricavati non vengano usati per finanziare guerre civili. Diamville avrebbe rilevato parte del settore diamantifero locale costringendo i commercianti di diamanti locali a vendere esclusivamente a loro e punendoli con rappresaglie.

L’AZIENDA avrebbe anche accesso a diamanti sequestrati dal Nucleo speciale antifrode del ministero delle Miniere centrafricano e utilizzerebbe corruzione e violenza come strumenti per convincere collezionisti e venditori a dare loro i diamanti.
L’inchiesta rivela che la società diamantifera ha esportato quasi 1.000 carati di pietre tra ottobre 2019 e gennaio 2021, per un valore di 12 milioni di dollari. Le pietre sono state vendute a Dubai e Anversa, commercializzate tramite il market di Facebook tramite pagine come Lanadiamanter, gestita da Svetlana Troitskaia, ingegnere fisico dei diamanti e per anni insegnante all’Università statale russa di prospezione geologica di Mosca. Una vicenda simile, mai chiarita ed emersa nel 2019, vede Wagner proprietaria anche di Bois Rouge, società per il commercio mondiale del legname utilizzata per contrabbandare legni e pregiati in cambio dell’invio di mercenari.

DIAMVILLE E BOIS ROUGE sono state iscritte nel registro delle imprese centrafricano lo stesso giorno, il 28 marzo 2019, e i rispettivi amministratori sono amici sui social. E proprio negli stessi giorni in cui emergeva l’inchiesta Diamville, l’8 dicembre veniva rilasciato dalle autorità statunitensi il russo Viktor But nell’ambito di uno scambio prigionieri con Mosca. But è molto famoso in Africa: negli anni Novanta, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, riuscì a contrabbandare armi di ogni tipo in tutta l’Africa centrale, come elicotteri d’assalto, sistemi antiaerei S-300, mine terrestri, fucili di precisione, armi leggere, visori notturni, munizioni. La sua merce era molto richiesta, in quegli anni, in Nigeria e Angola, sia dai gruppi armati ribelli che dalle forze statali, ma è con Charles Taylor, in Liberia, a fare gli affari più grossi: Taylor infatti pagò But in diamanti, trafugati dalla Sierra Leone, grazie ai quali il russo si arricchì enormemente.

Il curriculum professionale di But, la forza con cui la Russia ha condotto la trattativa per la sua liberazione, le tempistiche con cui avvengono tutte queste cose sono coincidenze che tuttavia raccontano molto della guerra non-convenzionale tra la Russia e, in questo caso, l’Europa. Una guerra che ha rivoli ovunque e che scappa un po’ da tutte le parti, come in Centrafrica e non solo: il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, giovedì scorso, ha denunciato al suo omologo americano Joe Biden la presenza del gruppo Wagner anche in Burkina Faso (presenza mai confermata ufficialmente), dove i suoi servigi sarebbero retribuiti grazie alla nuova concessione di sfruttamento della miniera d’oro di Yimiougou, data dal governo golpista di Ouagadougou alla società russa Nordgold, attiva in Burkina da una decina d’anni e già concessionaria di tre miniere d’oro.

LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA è in preda, dal 2013, a una grave crisi umanitaria, causata dalla violenza contro i civili da parte di vari gruppi armati e dall’insicurezza in molte località: le Nazioni unite stimano che nel 2023 almeno 3,4 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria in Centrafrica, in aumento del 10% rispetto al 2022. Questi due eventi clamorosi, l’attentato a Sitiy e l’incendio agli uffici dell’Unione Europea pochi giorni dopo, avvengono in un contesto di forte tensioni interne, per lo scontro in atto tra il presidente Touadera e la Corte Costituzionale, ma anche in un contesto di tensioni esterne, che potrebbero influenzare gli eventi locali.