«Per uscire da un incubo non basta svegliarsi. Bisogna sognare più veloce»: all’insegna di queste parole si è aperto ieri a Roma il diciottesimo congresso dell’Arci. L’organizzazione si ritrova a discutere del proprio futuro e dell’attività delle sue centinaia di migliaia di iscritti al tempo del governo delle destre. «Siamo più di cinquanta, quindi questo è anche un rave», ironizza il presidente di Arci Roma, Vito Scalisi, facendo gli onori di casa. Si discute anche del successore di Daniele Lorenzi, il presidente nazionale uscente che viene dal Veneto di Tom Benetollo, l’indimenticato leader che nei Novanta, gli anni del pacifismo e dell’incubazione del movimento di Genova, condusse l’associazione oltre il Novecento, rivendicando l’autonomia del sociale.

LE PAROLE di Scalisi restituiscono il senso di un’associazione che non intende limitarsi a tappare le falle dell’intervento pubblico. «Noi non copriamo i buchi dello stato sociale – scandisce – Noi facciamo politica. È tempo di investire nella scuola, nella sanità, nei trasporti non è il tempo della guerra. È tempo di arte, di prenderci cura del pianeta».

L’AUDITORIUM Antonianum si stringe attorno al movimento che sta scuotendo l’Iran. «Oltre quattrocento manifestanti uccisi, di cui cinquanta bambini, e più di ventimila arresti – tiene il conto una rappresentante delle donne iraniane – In due mesi e mezzo di rivoluzione, il regime ha messo in atto una brutta e feroce repressione». I 511 undici delegati e delegate scelti nei mesi scorsi dai congressi regionali raccolgono la protesta delle donne iraniane per una politica ancora troppo timida nel condannare la repressione «che prosegue da 43 anni». «Siamo andate in parlamento per denunciare tutti i crimini commessi dalla Repubblica islamica dell’Iran – dice – Abbiamo portato sei richieste precise. Di queste alcune sono state accolte, come i provvedimenti per fermare le condanne a morte. Ma altre no». Tra di esse, la richiesta di interruzione di ogni rapporto economico e diplomatico con l’Iran.

MAURIZIO Landini riscalda la platea quando dice che per un lavoratore precario non è difficile distinguere tra destra e sinistra, se si guarda alle politiche degli ultimi venti anni. Non manca l’attenzione per l’emergenza ambientale. «La crisi climatica è il nostro presente» dice Luca Sardo a nome dei Friday for Future menziona la tragedia di Ischia, l’alluvione nelle Marche, il crollo del ghiacciaio della Marmolada. «Il tempo è fondamentale ed è da prendere in considerazione – prosegue Sardo – La natura è alla base della società».

CI SONO i saluti dei politici. Che per l’Arci, storicamente trasversale alla sinistra e alle sue differenze, fotografano anche le divisioni attuali. E dunque ecco il biglietto d’auguri spedito dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «Nel rispetto dei ruoli – dice Conte – credo che la nostra carta dei principi e valori possa offrire spunti di interesse anche per voi: la vostra attività la vedo molto in consonanza con la visione che siamo seguendo e che con la mia leadership ci siamo impegnati a perseguire». Così il leader M5S, Giuseppe Conte, intervenendo al Congresso dell’Arci dove ricorda: «Siete una rete associativa pazzesca e avete dimostrato anche nell’emergenza l’importanza del vostro ruolo: io l’ho toccato con mano da presidente del consiglio in periodo di pandemia». Conte sottolinea che il nuovo corso del M5S sarà aperto alle contaminazioni, ricordando l’impegno, da statuto, ad aprire «luoghi di confronto, anche ai non iscritti al M5S o che militano in altre forze politiche, per confrontarci su progetti specifici. Per noi la politica è dove ci sono cittadini che si incontrano per esercitare diritti di cittadinanza e perseguire il bene comune».

IL SEGRETARIO uscente del Partito democratico Enrico Letta non aggira le traversie del suo partito e ha parlato dell’obiettivo di ricostruire una «sinistra più forte e radicata». Da qui l’invito a partecipare alla nuova «costituente» dem affinché «nuovi gruppi dirigenti prendano il testimone». In mezzo Nicola Fratoianni prova a ricostruire un filo comune, ricordando che «se non si trova uno spazio comune di confronto la destra governa per i prossimi venti anni». Ovazione per Luciana Castellina, che siede al tavolo della presidenza. I lavori proseguono fino a domenica 4 dicembre. (red. int.)