Le donne a Cuba hanno avuto un ruolo molto importante nel trionfo della Rivoluzione, ma se il 1959 ha segnato uno spartiacque per il paese, lo stesso non può dirsi per i radicati stereotipi concernenti le donne e i pregiudizi di genere. Già dal 1960, la Federazione delle Donne Cubane diede inizio a un programma di educazione sessuale e pianificazione familiare, cui ha dato un importante contributo Vilma Espín, combattente rivoluzionaria, moglie di Raúl Castro.

TRA LE DONNE, da tempo più impegnate su questo fronte, vi è la loro figlia Mariela Castro Espín, attualmente deputata e direttrice del CENEX (Centro Nacional de Educación Sexual). Grazie all’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba presieduta da Marco Papacci e all’Ambasciata della Repubblica di Cuba, rappresentata da Mirta Granda Averhoff, dal 15 al 25 febbraio Mariela Castro ha tenuto in Italia un importante giro di conferenze (Milano, Genova, Torino, Firenze, Roma, Pescara, Cosenza e Catanzaro), che ha permesso di far conoscere e apprezzare il nuovo Codice delle Famiglie, approvato a Cuba lo scorso anno.

In un paese che aveva una forte tradizione patriarcale e maschilista, contrastare la mentalità tradizionale non è stato facile. Tuttavia, puntando sull’educazione – come ha più volte ribadito Mariela Castro – «il mondo non si cambia, se non si attua un cambiamento della cultura», si è, infine, arrivati al Codice delle Famiglie più avanzato nel mondo.

L’INTENSA ATTIVITÀ DI MARIELA è anche attestata da un bellissimo documentario di Jon Alpert, Mariela Castro’s March: Cuba’s LGBT Revolution (2016), che pone in luce l’importante ruolo della deputata cubana nella transizione verso una società più tollerante. E mostra come diversi modi di vivere la sessualità non siano solo un fenomeno urbano, offrendo commoventi testimonianze di contadini cubani, che hanno passato molte sofferenze, prima di riuscire a rivendicare la propria identità di genere.

 

In un’intervista Mariela ha ammesso che lei stessa da bambina ironizzava sui gay, ma, fortemente colpita dal suicidio di un amico adolescente, uccisosi perché suo padre diceva che avpreferiva un figlio morto piuttosto che un figlio maricón (frocio), da allora decise di lottare contro questi pregiudizi; pur sapendo che, in una società maschilista, sarebbe stata una lotta difficile, anche per lei, figlia di Raúl e nipote di Fidel.

Ma l’utopia si è fatta realtà: il nuovo Código de las Familias cubano ha introdotto fondamentali cambiamenti: le persone dello stesso sesso possono ora sposarsi e adottare, ma molti altri sono gli aspetti importanti, inerenti alla violenza di genere, la protezione dei minori e la sostituzione del princìpio di patria potestà con quello di responsabilità genitoriale. Le conferenze di Mariela Castro rivestono una particolare importanza per l’Italia, dove abbiamo una legislazione arretrata e molti pregiudizi verso il mondo LGBTQ+, come attesta, tra l’altro, il vergognoso accantonamento del disegno legge Zan contro l’omobitransfobia.

RISPETTO ALL’EDUCAZIONE, segnali positivi vengono dall’ambito accademico. Lo attesta all’Università di Torino il corso di Storia dell’Omosessualità, tenuto da Maya De Leo, il bellissimo numero (Omosessualità tra forme di educazione e sistemi legislativi, a cura di Daniele Salerno, giugno 2021) della rivista «Bibliomanie», diretta da Mirco Dondi (Università di Bologna). Sempre all’Alma Mater, molto importanti sono i corsi e pubblicazioni inerenti alle donne di Maria Pia Casalena e Fernanda Alfieri. Alla Sapienza si distinguono i lavori di Vittorio Lingiardi, che ha condotto ricerche sull’identità di genere e l’omogenitorialità, mentre il suo Citizen gay. Affetti e diritti (2016) è considerato un classico. Nicola Carone (Università di Pavia) ha, recentemente, pubblicato Le famiglie omogenitoriali. Teorie, cliniche e ricerca (2021). Attiva anche l’Università di Napoli Federico II, tra i promotori del congresso internazionale “Salute e benessere delle persone transgender e gender diverse: buone prassi e nuove prospettive” (21 e 22 ottobre 2022), cui ha partecipato la stessa Mariela.

Tuttavia, come ha dichiarato Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay, in Italia le prospettive sono tutt’altro che rosee, anzi abbiamo una retromarcia: «Re-introduciamo la dicitura “padre” e “madre” sui certificati di nascita, al posto di “genitore”, vietiamo l’adozione a single e a coppie dello stesso genere e si blocca una legge minima di civiltà», quale appunto il disegno legge Zan. «C’è bisogno di una rivoluzione culturale e di iniziative legislative, che non si limitino a recuperare il ritardo accumulato, ma che guardino al futuro». Anche per questo, le conferenze di Mariela Castro rivestono per l’Italia una particolare importanza.

NON SONO MANCATE le critiche, come spesso accade quando si parla di Cuba. Non si può ignorare che l’isola sta attraversando un periodo particolarmente difficile, ma coloro che criticano Cuba non dovrebbero mai dimenticare il detto biblico: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

È da guardare con più severità l’esodo di questi ultimi due anni a Cuba, strozzata dal blocco economico, commerciale e finanziario degli Usa, o i circa 5,6 milioni di individui in povertà assoluta, registrati, secondo i calcoli Istat, nel 2021 in Italia, settima potenza industriale e ottava economica? Cuba, come quasi tutti paesi, nell’attuale, preoccupante, congiuntura storica, ha i suoi problemi, ma sarebbe stolto non guardare e non prendere quanto, e certo non poco (considerando anche i notevoli risultati raggiunti con i vaccini contro il Covid), ci offre come esempio da seguire, tra cui, per l’appunto, il nuovo Codice delle Famiglie.