I droni iraniani in Ucraina possono far cambiare linea ad Israele?

di Davide Frattini

Da un lato le aperture di Tel Aviv con il ministro laburista che vuole inviare armi a Kiev e mettere da parte la neutralità; dall’altro le elezioni e il possibile ritorno di Netanyahu, vicino a Putin

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La settimana scorsa lo sceicco è volato da Abu Dhabi a Mosca per una chiacchierata amichevole con Vladimir Putin. Questa mattina uno sciame di droni iraniani ha bersagliato i palazzi di Kiev, lo stesso modello di velivoli kamikaze che nove mesi fa sono stati lanciati contro gli Emirati Arabi e che da sempre è stato progettato per colpire Israele.
La guerra in Ucraina sembrava lontana ma arriva a toccare gli incroci geopolitici del Levante, dove i russi si sono piazzati dall’ottobre del 2015 nell’intervento per sostenere Bashar Assad, il dittatore siriano, e controllare lo sbocco sul Mediterraneo.
Così Dmitri Medvedev, fedelissimo di Putin, sceglie di far la voce grossa contro un ministro israeliano che forse non ci sarà neppure nel prossimo governo.
Domenica Nachman Shai, responsabile per gli Affari della Diaspora, aveva twittato che è il giunto momento di metter da parte la neutralità e fornire armamenti agli ucraini.

Il richiamo del politico laburista
ha per ora poca sostanza: gli israeliani tornano a votare tra un paio di settimane, i sondaggi non danno un vincitore certo (per la quinta volta di fila), al potere potrebbe tornare Benjamin Netanyahu che in questi mesi non ha mai condannato l’invasione russa e sulla relazione personale con Putin ha costruito prestigio interno e campagne elettorali. Di sicuro le forniture iraniane costringono lo Stato Maggiore a rivedere la strategia.


Fino ad ora ha vinto una scelta pragmatica: i russi hanno permesso all’aviazione israeliana di colpire in Siria lasciando disattivi i sistemi sofisticati di contraerea che gestiscono, un’intesa ottenuta da Netanyahu che ha consentito nel 2021 di sparare 586 missili sui bersagli: le armi che Teheran cerca di passare all’Hezbollah libanese via terra siriana, gli stessi missili e droni lanciati su Kiev. Ancora incroci di guerra. Queste sortite si sono gradualmente ridotte quest’anno, il Cremlino avrebbe voluto dagli israeliani una posizione meno ambigua, anche se la condanna netta dell’attacco putiniano da parte di un primo ministro è arrivata solo poche settimana fa: Yair Lapid aveva già criticato Mosca da ministro degli Esteri, adesso è premier. Però ad interim.

L’equidistanza israeliana ha irritato anche gli ucraini e ha spinto Volodymyr Zelensky a ricordare le sue origini ebraiche. Per ora l’intelligence starebbe passando informazioni a Kiev proprio sui droni iraniani, che il Mossad e i servizi segreti militari hanno studiato a fondo. Quello che il ministero della Difesa non concede è il sistema antimissilistico Iron Dome che il Paese sotto assedio ha richiesto più volte.

17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 17:32)