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Memorandum Italia-Libia: Roma aumenta i finanziamenti per respingere i migranti verso le galere di Tripoli, Khoms, Misurata, Bani Walid...

Memorandum Italia-Libia: Roma aumenta i finanziamenti per respingere i migranti verso le galere di Tripoli, Khoms, Misurata, Bani Walid...
L’Italia fornirà alla Guardia Costiera libica “cinque barche completamente attrezzate”. "La maggior parte delle risorse finanziarie sono gestite in modo poco trasparente". Il Parlamento svolge un ruolo marginale
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ROMA - Ricorda Human Rights Watch: il 2 febbraio, oggi, si rinnova automaticamente per tre anni il Memorandum d’Intesa tra l’Italia e la Libia. Da quando è stato firmato nel 2017, è stato cruciale per facilitare l’intercettazione di migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Italia. Le persone migranti, una volta intercettate in mare, vengono distribuite nelle undici strutture detentive gestite dal dipartimento anti-immigrazione clandestina del ministero dell’Interno libico nelle aree di Tripoli, Khoms, Misurata, Bani Walid, Zuwara e Diebel Nafusa.

Il memorandum. Fu firmato nel 2017 dall’allora Primo Ministro, Paolo Gentiloni, e Fayez Mustafa Serraj, Presidente del Consiglio Presidenziale. L’intesa - mai passata dalla ratifica del Parlamento e concepita come estensione del primo Trattato di Amicizia siglato nel 2008 dal Governo Berlusconi - ha come obiettivo il rafforzamento della Cooperazione tra i due Paesi al fine di aumentare la capacità della Libia di fermare i flussi migratori verso l’Unione Europea, scrive l'Ong ActionAid. Un accordo di appena quattro pagine dove l’Italia si impegna a fornire mezzi, strumentazione, supporto tecnico e formazione alle autorità libiche preposte al controllo delle frontiere marittime e terrestri, per aumentare la loro capacità di presidiare, intercettare e respingere i migranti in viaggio, in particolare verso le coste Italiane.  

La spesa italiana. Nel quadro di questa rinnovata intesa, l’Italia, con il sostegno economico e politico dell’Ue, ha in questi anni destinato poco più di 124 milioni di euro per la fornitura di mezzi navali e terrestri, di motori, di strumentazione satellitare, di corsi di formazione, oltre che per la rimessa in efficienza di imbarcazioni per la creazione di un sistema integrato di controllo delle frontiere marittime e terrestri in Libia. Il 28 gennaio scorso, Giorgia Meloni, in Libia per firmare un importante accordo sul gas, ha confermato che l’Italia fornirà alla Guardia Costiera libica “cinque barche completamente attrezzate”, scrive Giulia Tranchina, ricercatrice di Human Rights Watch. “Le politiche di esternalizzazione delle frontiere vengono finanziate con centinaia di milioni di euro provenienti dal bilancio dello Stato. La maggior parte di queste risorse finanziarie, in particolare per quanto riguarda la Libia, sono gestite in modo poco trasparente – spiega Lorenzo Figoni, policy advisor di ActionAid. Il quale sottolinea come il Parlamento svolga un ruolo marginale: vota i finanziamenti attraverso l’istituzione di fondi ad hoc in Legge di Bilancio, ma poi non chiede mai conto di questa spesa.

L’Unione Europea. L’UE ha stanziato 57,2 milioni di euro per la “gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia” dal 2017 a oggi e a novembre 2022 ha programmato piani per aumentare ancora il sostegno a Tripoli per il respingimento dei migranti. Il documento parla anche di fondi stanziati per la formazione sul tema dei diritti umani e sulle operazioni di ricerca e soccorso.

I diritti calpestati in Libia. Omicidi, stupri, torture, sparizioni forzate, riduzione in schiavitù: la lista degli abusi che le persone detenute in Libia sono costrette a subire è molto lunga ed è stata ampiamente documentata anche da una Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite lo scorso giugno. A settembre 2022 invece è intervenuta la Corte Penale Internazionale (ICC), per la quale i reati commessi contro le persone migranti in Libia possono costituire crimini di guerra e contro l’umanità.

Scappare dalla Libia. La maggior parte delle persone che riesce o che prova a scappare dal paese lo fa senza l’aiuto delle organizzazioni internazionali, come si legge in un dossier di Medici senza Frontiere di giugno 2022. Qualcuno tenta la traversata del Mediterraneo, ma molti falliscono o perché vengono riportati indietro, di solito dalla Guardia Costiera libica, o perché muoiono. Altri invece tentano di scappare via terra, attraverso la Tunisia o il Niger.

I respingimenti. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) tra l’1 e il 7 gennaio sono stati intercettati e riportati in Libia dalla Guardia Costiera 1067 migranti. Tra questi ci sono almeno 10 bambini. Nel 2022, sempre secondo le stime dell’OIM, sono stati riportati nel paese nordafricano 24884 migranti, un numero inferiore rispetto ai 32425 del 2021. In totale, tra la fine del 2017 e la fine del 2022 sono state intercettate e riportate in Libia oltre centomila persone, molte delle quali sono state recluse nei centri di detenzione.

Morire in mare. Il tasso di mortalità in mare ha raggiunto il suo picco nel 2019, si legge in un comunicato di Action Aid, quando un migrante ogni dieci è annegato o è finito disperso. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) dal 2016 ad oggi sono state quasi 14.000 le persone morte o disperse nel Mediterraneo Centrale. 

L’intervento dell’UNHCR. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati dal 2017 a oggi è riuscito a trasferire dalla Libia circa 9.000 rifugiati attraverso un meccanismo di emergenza. In pratica dopo la registrazione dei migranti, l’UNHCR fa una valutazione dei bisogni per capire chi ha diritto a essere trasferito in un paese terzo sicuro, di solito l’Europa o il Nord America, in via prioritaria, attraverso due paesi di transito che attualmente sono il Niger e il Ruanda.