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  • Domenica 11 dicembre 2022

Quali sono le accuse nell’inchiesta sul Qatar e il Parlamento europeo

Cosa sappiamo della presunta rete di corruzione che avrebbe coinvolto eurodeputati, funzionari e assistenti, specialmente Socialisti

(Christopher Furlong/Getty Images)
(Christopher Furlong/Getty Images)
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Le ricostruzioni sulla vicenda della presunta rete di corruzione allestita dal Qatar all’interno delle istituzioni europee sono ancora parziali, ma dopo le prime rivelazioni di venerdì stanno emergendo nuovi dettagli su come si sospetta si sia svolta l’attività di lobbying che avrebbe coinvolto eurodeputati, funzionari e assistenti, in larga parte del Partito Socialista Europeo. Le persone che hanno subito perquisizioni o che sono state detenute per essere interrogate sono molte: sei persone sono state fermate in Belgio, e di queste quattro sono poi state arrestate e due rilasciate, ha detto la procura federale.

Sono attualmente in stato di arresto la greca Eva Kaili, la politica di più alto profilo coinvolta, una delle 14 vice presidenti del Parlamento europeo; Pier Antonio Panzeri, europarlamentare con il centrosinistra tra il 2004 e il 2019; Francesco Giorgi, compagno di Kaili, assistente parlamentare e fondatore della ong Fight Impunity; e Niccolò Figà-Talamanca, a capo della ong No Peace Without Justice. Sono stati invece rilasciati Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, e il padre di Kaili. Nella serata di sabato, dice Le Soir, c’è stata una perquisizione a casa dell’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella.

Secondo l’edizione europea di Politico potrebbe essere «il più grave» scandalo a colpire le istituzioni europee da anni. Le accuse formali sono di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro. In breve, la tesi d’accusa dell’inchiesta è che il Qatar, la piccola e ricchissima monarchia del Golfo persico che da anni cerca di affermarsi a livello internazionale e di nascondere le proprie sistematiche violazioni dei diritti umani e civili, abbia allestito una rete di corruzione che ha coinvolto politici, dirigenti e funzionari in diverse istituzioni europee. In cambio di somme di denaro e doni, sospettano le autorità belghe, queste persone avrebbero agito in modo da indurre decisioni favorevoli al Qatar da parte del Parlamento europeo.

Diverse persone coinvolte nell’inchiesta negli ultimi anni avevano in effetti fatto dichiarazioni pubbliche in sostegno del Qatar, con toni e formulazioni che oggi appaiono particolarmente spericolati e sospetti.

Eva Kaili è un personaggio particolarmente carismatico e noto per il suo passato da giornalista televisiva. Aveva delle responsabilità specifiche relative al Medio Oriente per il Partito Socialdemocratico Europeo, e da ieri circola una sua dichiarazione secondo la quale il Qatar sarebbe stato «in prima linea per i diritti dei lavoratori», detta dopo un incontro con il ministro qatariota del Lavoro.

È noto che per la costruzione delle infrastrutture dei Mondiali in Qatar siano invece morti molti operai – le stime sono poco affidabili – e che i lavoratori stranieri siano stati impiegati in condizioni disumane. «Eppure, qui c’è chi vorrebbe che fosse discriminato. Lo emarginano e accusano chiunque ci dialoghi di corruzione» aveva continuato Kaili. L’occasione era stata il voto su una risoluzione del Parlamento europeo per condannare le morti dei lavoratori migranti in Qatar, che rivelò una divisione tra i Socialisti europei: oggi viene messa in relazione alle accuse contenute nell’indagine della magistratura belga.

– Leggi anche: Cos’è il Qatar

Subito prima dei Mondiali, poi, Kaili andò da sola in Qatar dopo che un viaggio che avrebbe dovuto comprendere più eurodeputati era stato cancellato dal paese ospitante. Lì parlò a nome «di 500 milioni di europei» per celebrare i progressi del Qatar e le riforme del settore del lavoro, stando alla stampa locale. Il giornale belga L’Echo dice che a casa di Kaili sarebbero state trovate diverse sacche di banconote per centinaia di migliaia di euro, in un’informazione non confermata e da prendere con una certa cautela.

A essere coinvolto nell’indagine è anche Francesco Giorgi, compagno di Kaili e assistente parlamentare di Andrea Cozzolino, parlamentare europeo del Partito Democratico (PD) che non è indagato. Giorgi è fondatore della ong Fight Impunity, che secondo Repubblica è sospettata di «aver funzionato come veicolo economico per la corruzione». Sono stati sequestrati anche gli uffici di un’assistente dell’eurodeputata belga Marie Arena che lavorava per la stessa ong.

L’altra figura più prominente coinvolta nelle indagini è Pier Antonio Panzeri, ex presidente della Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo. Oltre a lui, in Italia sono stati fermati anche sua moglie Maria Colleoni e sua figlia Silvia Panzeri, entrambe accusate di essere state consapevoli della corruzione e di aver anche avuto un ruolo attivo. Nel mandato d’arresto nei confronti di Panzeri lo si accusa di essere «intervenuto politicamente con membri del Parlamento europeo per favorire Qatar e Marocco».

Antonio Panzeri. (EPA/STEPHANIE LECOCQ)

I giornali italiani oggi riportano molte intercettazioni di Panzeri e della famiglia, nelle quali si parla di vacanze da migliaia di euro, di regali e di conti correnti e carte di credito sospetti. Secondo i giornali italiani, anche nella casa di Panzeri a Bruxelles sarebbero stati ritrovati moltissimi contanti, addirittura alcune centinaia di migliaia di euro.

Secondo la ricostruzione di Repubblica, Panzeri e Giorgi (che un tempo era suo assistente parlamentare) «avrebbero lavorato anche per allargare la rete di corruzione del governo qatarino», aiutando a costruire i rapporti con Kaili e con Luca Visentini,segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, un organo europeo di rappresentanza dei lavoratori. Visentini ha avuto una lunga carriera nella UIL prima di passare ai sindacati europei, e in un’intervista recente riportata oggi da Repubblica aveva detto che «il Qatar dovrebbe essere visto come una storia di successo. La Coppa del Mondo è stata un’opportunità per accelerare il cambiamento e queste riforme possono costituire un buon esempio da estendere ad altri paesi che ospitano grandi eventi sportivi».

Tra le tante organizzazioni sindacali che criticarono il Qatar non ci fu la Confederazione internazionale dei sindacati. Anzi, la precedente segretaria generale Sharan Burrow invitò in un’occasione i critici ad andare a vedere i cambiamenti che c’erano stati relativamente ai diritti sul lavoro, in un video pubblicato dallo stesso ministero qatariota del Lavoro.

C’è anche un’altra ong coinvolta nell’indagine, No Peace Without Justice, che è legata ai Radicali: fu fondata tra gli altri da Emma Bonino ed è presieduta da Niccolò Figà-Talamanca. Nel consiglio di amministrazione c’era anche l’ex Alta rappresentante degli Affari Esteri dell’Unione Europea Federica Mogherini, che si è dimessa subito dicendo di non sapere niente delle accuse. Politico scrive che l’ong, nonostante abbia in teoria sede a Roma e New York, è registrata allo stesso indirizzo di Fight Impunity a Bruxelles.