• Mondo
  • Lunedì 12 dicembre 2022

La situazione in Perù è sempre più confusa

Sono continuate le proteste contro la rimozione di Pedro Castillo dall'incarico di presidente: Dina Boluarte, che l'ha sostituito, ha proposto elezioni anticipate per il 2024

(AP Photo/ Martin Mejia)
(AP Photo/ Martin Mejia)

Nel fine settimana in Perù sono proseguite le proteste con cui migliaia di manifestanti hanno chiesto la liberazione dell’ex presidente Pedro Castillo, di sinistra, rimosso dal suo incarico per aver cercato di sciogliere il parlamento peruviano. I manifestanti chiedevano anche le dimissioni della nuova presidente, Dina Boluarte, vice di Castillo, e la convocazione di nuove elezioni. Nelle recenti proteste sono state uccise almeno due persone: in mezzo alle crescenti pressioni, Boluarte ha annunciato che proporrà al parlamento di convocare le elezioni anticipate per l’aprile del 2024.

Castillo era stato rimosso e arrestato mercoledì con l’accusa di reati contro l’ordine costituzionale in seguito al suo tentativo di sciogliere il Congresso, cioè il parlamento monocamerale peruviano, prima che questo votasse un impeachment contro di lui. La mossa di Castillo, la cui presidenza stava attraversando da tempo una grave crisi politica, era stata definita dalla stessa Boluarte un «colpo di stato». In un discorso televisivo alla nazione nella notte tra domenica e lunedì, Boluarte – la prima donna nella storia del paese a svolgere l’incarico di presidente – ha detto che il suo governo si impegnerà per favorire il dialogo e mettere fine alle violenze. Ha anche anticipato che l’approvazione delle elezioni anticipate implicherà nuove riforme costituzionali.

Da giovedì centinaia di persone hanno manifestato sia nella capitale peruviana Lima che in altre zone del paese. Le proteste sono state particolarmente partecipate nelle aree rurali e nel sud, dove Castillo – un ex insegnante di sinistra di ispirazione marxista – ha buoni consensi. Domenica a Lima le forze dell’ordine sono intervenute per disperdere alcune centinaia di manifestanti con gas lacrimogeno; nelle proteste sono state ferite almeno 20 persone, tra cui quattro agenti di polizia.

Le proteste più grosse però sono state quelle ad Andahuaylas, una città di circa 35mila abitanti nel sud del paese.

Secondo le ricostruzioni dei giornali, tra sabato e domenica ad Andahuaylas hanno protestato circa tremila persone: prima avrebbero cercato di fare irruzione in una stazione di polizia e poi avrebbero vandalizzato e preso in ostaggio alcune persone all’aeroporto della città, dice un comunicato dell’ente del ministero dei Trasporti che si occupa di aviazione (Corpac). Il comunicato aggiunge che domenica i manifestanti avrebbero dato fuoco a un deposito di carburante nell’aeroporto. Nelle proteste ad Andahuaylas sono stati uccisi due manifestanti e sono state ferite cinque persone, tra cui un agente di polizia. La procura nazionale ha fatto sapere che una delle persone morte è un ragazzo di 15 anni, mentre il direttore di un ospedale locale ha detto a una radio della zona che l’altra persona uccisa ha 18 anni. L’aeroporto è stato temporaneamente chiuso.

– Leggi anche: Come si è arrivati alla rimozione di Castillo