Si fa sempre più incandescente la situazione nel nord del Kosovo, con un'escalation della tensione interetnica che preoccupa sempre più la comunità internazionale, allarmata per un possibile nuovo incendio nel cuore dei Balcani, regione cronicamente instabile e politicamente fragile nella quale non sono ancora rimarginate le ferite dei sanguinosi conflitti fratricidi degli anni Novanta. Le cancellerie occidentali, in primis Ue e Usa, moltiplicano gli appelli alla calma, e nelle ultime ore a intervenire è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha contattato telefonicamente il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier kosovaro Albin Kurti lanciando appelli al dialogo e alla moderazione.

L'intesa delle scorse settimane sul nodo delle targhe automobilistiche sembrava aver riportato la calma nei turbolenti rapporti tra la dirigenza di Pristina, di etnia albanese, e la popolazione serba che costituisce la maggioranza nel nord del Kosovo, e che gode dell'appoggio incondizionato del governo di Belgrado. A surriscaldare nuovamente l'atmosfera è stata tuttavia la decisione del governo kosovaro di inviare al nord centinaia di agenti della polizia speciale, pesantemente armati e appoggiati da veicoli blindati.

Un passo motivato dalla necessità di garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei residenti dopo gli incidenti dei giorni scorsi, ma che ha provocato un'autentica sollevazione della popolazione serba locale. Una rabbia sostenuta e condivisa da Belgrado, che accusa apertamente il premier Kurti di soffiare sul fuoco, di attuare una politica provocatoria e di puntare a una vera e propria pulizia etnica con l'espulsione dei serbi dal Kosovo.

(reuters)

Kosovo, sparatorie ed esplosioni
Due esplosioni si sono udite in serata a Zvecan, uno dei quattro maggiori Comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo. A riferirlo è stato l'inviato del quotidiano belgradese Vecernje Novosti, che non ha precisato l'origine delle deflagrazioni. Lo stesso giornale ha dato notizia di una sparatoria nei pressi di Zubin Potok, altro Comune a maggioranza serba nel nord. Uno scambio a fuoco, è stato precisato, protrattosi per circa 15 minuti. Eventi questi che confermano l'alta tensione interetnica che persiste nel nord del Kosovo, dove dal pomeriggio gruppi di serbi - per protesta contro l'arresto di un poliziotto serbo - hanno attuato blocchi stradali ed eretto barricate. La situazione è monitorata dalla polizia kosovara, affluita in forze nei giorni scorsi, ma anche da unità di Eulex, la missione civile europea, e da pattuglie della Kfor, la Forza Nato in Kosovo. In serata il presidente serbo Aleksandar Vucic, in un duro intervento in diretta televisiva, ha ribadito le accuse al premier kosovaro Albin Kurti di voler esasperare la situazione con la sua politica ostile ai serbi e di disprezzo del diritto internazionale e degli accordi già raggiunti in sede di dialogo.

Il presidente serbo: senza Comunità serbi nessun altro accordo
Per il presidente serbo Aleksandar Vucic non si potranno negoziare nuovi accordi con Pristina fino a quando non verrà creata la Comunità delle municipalità serbe in Kosovo. Un organismo questo tra i punti centrali dell'accordo di Bruxelles del 2013, sul quale insiste Belgrado ma del quale Pristina non vuol sentir parlare ritenendolo contrario alla costituzione, che vieta l'esistenza in Kosovo di entità monoetniche. Parlando in serata in un intervento in diretta televisiva dedicato alle nuove tensioni in Kosovo, Vucic ha detto al tempo stesso che la Comunità delle municipalità serbe non potrà essere oggetto di un nuovo accordo, essendo parte di un accordo già concluso negli anni scorsi e che va rispettato.

Il dialogo tra Belgrado e Pristina si tiene dal 2011 con la mediazione Ue, su mandato delle Nazioni Unite. L'Unione europea è garante delle intese raggiunte in sede di negoziato. Nel suo intervento, Vucic ha detto al tempo stesso che forti pressioni internazionali sulla Serbia sono da prevedere a partire dal 17 dicembre, quando sono attesi insieme a Belgrado rappresentanti di Ue, Usa, Francia e Germania.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l'incontro con il presidente serbo Aleksandar Vucic a Belgrado, 22 novembre 2022

 (ansa)

La premier serba: “Situazione al limite di un nuovo conflitto armato”
Scioccanti le parole ieri della premier serba Ana Brnabic, secondo la quale con le sue azioni unilaterali e destabilizzanti e con il suo evidente odio antiserbo Kurti ha portato la situazione «al limite di un nuovo conflitto armato» nei Balcani. E oggi, per protesta contro l'arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara, dimessosi nelle scorse settimane insieme agli altri rappresentanti serbi di tutte le istituzioni del Kosovo, in varie parti del nord la popolazione serba ha inscenato dimostrazioni erigendo barricate e attuando blocchi stradali.

Il presidente del Kosovo rinvia le elezioni
In tale situazione di crescente tensione, la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha annunciato il rinvio al 23 aprile delle elezioni locali anticipate in programma il 18 dicembre per la sostituzione dei sindaci nei principali Comuni del nord a maggioranza serba. In serata da parte sua il presidente Vucic, in un intervento in diretta tv, è tornato ad accusare il premier kosovaro Kurti di portare avanti una politica «irresponsabile e pericolosa», calpestando il diritto internazionale e tutti gli accordi conclusi in sede di dialogo. E ha annunciato che Belgrado chiederà al comando Kfor di poter inviare in Kosovo un contingente delle proprie forze di sicurezza. Cosa questa prevista a suo dire dalla risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza Onu.

Giorgia Meloni con la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani-Sadriu, 6 December 2022

 (ansa)

L’appello al dialogo di Tajani
Un pressante appello alla moderazione e al dialogo come si diceva è giunto in giornata da Antonio Tajani, che a Vucic e a Kurti ha espresso preoccupazione per il progressivo deterioramento della situazione. Il titolare della Farnesina, che era stato in missione a Belgrado e al Pristina nelle scorse settimane, ha ribadito la volontà dell'Italia di «svolgere un ruolo da protagonista nei Balcani occidentali per garantire sicurezza e crescita socioeconomica». «La stabilità della regione è un obiettivo italiano ed europeo», ha affermato Tajani.

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