Giornata mondiale dei Diritti umani, ieri, promossa dall’Onu: il tema del 2022 è stato dignità, libertà e giustizia per tutti. In molti Stati, inclusa l’Italia, gruppi di attivisti hanno organizzato manifestazioni per la liberazione di Julian Assange. Proteste anche contro il regine iraniano. Premiati ieri con i premi Nobel per la pace, il Centro ucraino per le libertà civili, l’ong russa Memorial (sciolta dalla magistratura) e l’attivista bielorusso (detenuto) Ales Byalyatski hanno chiesto di non deporre le armi contro Putin.

COME HA SOTTOLINEATO il presidente Mattarella, «è dal 10 dicembre 1948 che l’adozione della Dichiarazione universale dei Diritti umani afferma il rispetto della persona e delle sue libertà fondamentali. Il tema di quest’anno richiama traguardi che non sono stati raggiunti in tante parti del mondo». Il presidente ha ricordato «la brutale aggressione al popolo ucraino» e la repressione contro quanti si oppongono alle violenze sulle donne «financo con inaccettabili sentenze capitali e i tentativi di sopprimere le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione». Il Papa si è fatto sentire via social: «Tutelare la dignità umana dei più deboli affermando i loro diritti contribuisce a far crescere la fraternità umana». Md, Arci, Asgi, Acli e Cgil hanno scelto ieri per richiamare l’Italia al rispetto dei migranti: «Il Viminale ha riattivato i respingimenti informali in Slovenia, che dei diritti umani sono una gravissima violazione. Si tratta di una prassi giuridicamente illegittima».

IL SEGRETARIO GENERALE dell’Onu, Antonio Guterres: «Dobbiamo riaccendere il nostro impegno per tutti i diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali. Il mondo sta affrontando sfide senza precedenti e interconnesse come l’aumento della fame e della povertà, la riduzione dello spazio civico e un pericoloso declino della libertà dei media e della sicurezza dei giornalisti. Nel frattempo, la fiducia nelle istituzioni sta svanendo mentre la pandemia ha portato a un aumento dei livelli di violenza contro donne e ragazze». E infine: «Razzismo, intolleranza e discriminazione stanno dilagando, nuove sfide stanno emergendo come la tripla crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. E stiamo solo iniziando a comprendere la minaccia posta da alcune nuove tecnologie».

COME SONO ANDATE le cose nel mondo nel 2021-2022 lo racconta il dossier Amnesty international sui diritti umani. Le Americhe sono la regione più iniqua al mondo in termini di disuguaglianza tra i redditi; le misure adottate per proteggere le donne si sono dimostrate inadeguate. In Messico, ad esempio, la violenza contro le donne è un fenomeno dilagante. In Colombia, 432 femminicidi nei primi otto mesi del 2021, le forze di sicurezza hanno regolarmente commesso atti di violenza sessuale contro donne. Sia Paraguay che Portorico hanno dichiarato lo stato d’emergenza su questo fronte. Nonostante la storica decisione con cui nel 2020 l’Argentina ha legalizzato l’aborto fino alle prime 14 settimane di gravidanza, molti altri paesi non hanno seguito l’esempio. E negli Usa durante il 2021 i governi statali hanno emanato una quantità senza precedenti di provvedimenti restrittivi contro l’aborto.

LE POPOLAZIONI NATIVE delle Americhe hanno continuato a subire gli effetti dell’inadeguato esercizio di alcuni loro diritti. Grave la situazione in Argentina, Brasile, Bolivia, Canada, Colombia, Ecuador, Nicaragua, Paraguay e Venezuela. Poco si muove anche sul fronte del cambiamento climatico. Le Americhe sono rimaste una delle regioni più pericolose al mondo per chi difende i diritti i diritti ambientali e umani: 743 gli attacchi contro attivisti, più 145% rispetto al 2020.

I CIVILI hanno continuato a pagare il prezzo dei conflitti armati in Africa. In Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Somalia e Sud Sudan le parti in conflitto hanno commesso crimini di guerra e gravi violazioni del diritto internazionale. Ogni conflitto della regione è stato contrassegnato da attacchi contro i civili. Quasi tutti gli attori coinvolti nei conflitti armati dell’Africa hanno utilizzato la violenza sessuale come tattica di guerra. Viene anche bloccato o limitato l’accesso agli aiuti umanitari e i bambini non riescono ad avere un’istruzione. In Burkina Faso, Camerun e Niger, gruppi armati vietano «l’istruzione occidentale» e attaccano le scuole.

I CONFLITTI costringono milioni di persone a sfollare dalle loro case. Gran parte dei rifugiati della regione è ospitata in un esiguo numero di paesi, tra cui Camerun, Ciad, Drc, Etiopia, Kenya, Niger, Ruanda e Sudan mentre l’Uganda ha la più vasta popolazione di rifugiati con oltre 1,5 milioni di persone. Paradossalmente, alcuni dei paesi ospitanti hanno prodotto a loro volta enormi flussi di rifugiati. Diversi paesi sono stati particolarmente colpiti da periodi di siccità, aggravata dal cambiamento climatico, mentre in altri sono emerse preoccupazioni riguardanti il degrado ambientale.