Dopo le conferenze di Lugano, Varsavia e Berlino che si sono tenute in questi quasi dieci mesi di guerra in Ucraina, a Parigi si è tenuto un altro incontro di respiro internazionale al quale hanno partecipato 70 delegazioni internazionali provenienti da oltre 40 paesi e che ha visto anche la partecipazione del Segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto al centro congressi del ministero degli Affari esteri i suoi ospiti e ha dettato la linea di una conferenza che aveva fin dall’inizio l’intenzione di essere «concreta» sia per organizzare la resistenza ucraina e garantire un flusso costante di denaro e aiuti militari verso Kiev sia per “battere cassa” e affidare alle imprese francesi la ricostruzione del paese una volta raggiunta la pace.

Macron è stato tra i leader europei che più si è speso nelle prime settimane della guerra per cercare una mediazione chiamando in prima persona i presidenti Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, ma negli ultimi mesi il suo apporto, che in ogni caso si è rivelato inconcludente, è venuto meno. Alla conferenza di ieri, Macron si è limitato a dire che i dieci punti del percorso per arrivare alla pace presentati al G20 di Bali dal presidente ucraino Zelensky sono «un’ottima base su cui costruiremo insieme». Ma dal Cremlino il portavoce Dmitry Peskov ha invece detto che è la strada giusta per continuare le ostilità e ha anche escluso categoricamente il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino entro la fine del 2022.

Per il momento sull’andamento della guerra il presidente Putin non vuole riferire, a tal punto che ha deciso di annullare la consueta conferenza stampa di fine anno per evitare le domande dei giornalisti. Uno dei pochi a parlare di pace è il il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, secondo cui la possibilità di un cessate il fuoco e la firma ti un trattato verte principalmente sull’entrata in campo del leader cinese Xi Jinping. «Ci auguriamo che Xi spinga Putin a ritirare le sue truppe dall’Ucraina e a far cessare il fuoco. È l’unica possibilità che ha la Russia se vuole arrivare alla pace», ha detto ieri da Parigi anche lui.

Gli aiuti energetici e la ricostruzione

Accantonata la pace, quindi, al centro della conferenza di ieri ci sono stati gli aiuti energetici e la ricostruzione del paese. Ora è importante pensare a contrastare l’inverno e la Francia – ha annunciato Macron – garantirà un sostegno di oltre 76 milioni di euro a Kiev per dotare la popolazione di elettricità ed energia per i prossimi mesi, dopo che l’esercito di Mosca ha attaccato parte delle infrastrutture energetiche del paese. Ieri intervenendo in video messaggio Zelensky ha detto che attualmente 12 milioni di persone sono a corto di energia elettrica, proprio per questo «i generatori sono diventati importanti quanto le armature per proteggere la popolazione». 

A fine giornata a Parigi sono stati raccolti circa un miliardo di euro di donazioni provenienti da 46 paesi e 24 organizzazioni internazionali. Di questi, 415 milioni saranno destinati al settore energetico, 25 milioni per l’acqua, 38 milioni per il cibo, 17 milioni per la salute e 22 milioni per i trasporti. È il risultato della concretezza voluta da Macron, mentre l’Unione europea ha annunciato di garantire 18 miliardi di euro a Kiev per il 2023.

«La Russia, le cui debolezze militari sono venute alla luce, ha optato per una strategia cinica volta a distruggere le infrastrutture civili per mettere in ginocchio l’Ucraina», ha detto il capo dell’Eliseo. «Questi attacchi, che la Russia ammette apertamente, hanno solo lo scopo di minare la resistenza del popolo ucraino, costituiscono crimini di guerra». Nel pomeriggio il presidente francese ha chiamato a raccolta i rappresentanti delle aziende francesi che hanno aderito alla conferenza, oltre 700 imprese che si occuperanno di una parte della ricostruzione dell’Ucraina. Macron ha elogiato il ruolo delle aziende ma le ha invitate a fare di più «senza aspettare la fine della guerra».

I primi contratti sono già stati firmati così come diversi accordi bilaterali sulle città sostenibili in vista della futura ricostruzione. Gli accordi, al momento, hanno un valore di 100 milioni di euro, comprendenti in particolare la fornitura di rotaie per le linee ferroviarie danneggiate e di materiale per la ricostruzione di ponti. Ricostruzione, però, che senza pace rimane lontana.

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