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  • Lunedì 5 dicembre 2022

C’è un accordo per formare un governo civile in Sudan

Dovrebbe mettere fine al governo militare e avviare la transizione democratica, ma molti lo ritengono troppo vago

Il generale Abdel Fattah al Burhan mostra la copia dell'accordo a Khartum, Sudan, 5 dicembre (AP Photo/ Marwan)
Il generale Abdel Fattah al Burhan mostra la copia dell'accordo a Khartum, Sudan, 5 dicembre (AP Photo/ Marwan)
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Lunedì la giunta militare che governa il Sudan dallo scorso gennaio e il principale gruppo pro-democrazia del paese hanno raggiunto un accordo per avviare la transizione verso la democrazia. L’accordo è un primo passo per provare a garantire la formazione di un governo civile un anno dopo il colpo di stato compiuto nel paese dell’Africa centro-orientale nell’ottobre del 2021: è stato però giudicato piuttosto vago sia da altri gruppi che si battono per la democrazia che da alcuni analisti, e non è chiaro se si riuscirà a mettere in pratica a breve.

L’accordo è stato raggiunto dopo mesi di negoziazioni tra la giunta militare al governo e le Forze per la libertà e il cambiamento, il principale gruppo pro-democrazia sudanese. È stato firmato e presentato da Abdel Fattah al Burhan, il generale che aveva guidato il colpo di stato, assieme al suo vice, Mohammed Hamdan Dagalo, e ai leader democratici. Prevede che il gruppo delle Forze per la libertà e il cambiamento, finora considerato dissidente, presidi per due anni la transizione democratica, che dovrebbe concludersi con l’elezione di un primo ministro.

Contiene però indicazioni piuttosto vaghe rispetto ai processi con cui dovrebbe attuarsi e non indica alcun termine per l’avvio del periodo di transizione. Tra le altre cose, non specifica se ci sarà una riforma dell’esercito (che in Sudan ha una grande influenza) e non chiarisce nemmeno se nell’arco del processo verrà istituito un sistema giudiziario di transizione. L’accordo inoltre non è stato accettato dai Comitati di resistenza sudanesi, fra i gruppi pro-democrazia più importanti del paese, i cui leader hanno invitato i propri sostenitori a protestare.

Il Sudan ha 44 milioni di abitanti ed è governato da una giunta militare dallo scorso gennaio, quando l’ex primo ministro Abdalla Hamdok si era dimesso dicendo di non essere riuscito a garantire una transizione democratica dopo il colpo di stato. Il paese comunque si trovava in condizioni molto precarie già dal 2019, quando il dittatore Omar Bashir, al potere da oltre 30 anni, era stato costretto a dimettersi in seguito a enormi proteste popolari.

Lo scorso luglio Fattah al Burhan aveva detto che l’esercito avrebbe permesso la formazione di un governo civile dopo che nei giorni precedenti si erano intensificate le grandi proteste contro il colpo di stato. Il segretario generale dell’ONU António Guterres, tramite un portavoce, ha incoraggiato tutte le parti coinvolte a continuare a lavorare per ottenere un «accordo politico inclusivo e duraturo». Vari analisti, tra cui la fondatrice del think tank sudanese Confluence Advisory, Kholood Khair, hanno tuttavia messo in dubbio la fattibilità dell’accordo proprio a causa della sua vaghezza, ma anche per il fatto che sia stato boicottato dai Comitati di resistenza.