La coalizione rosso viola ha messo lo sprint. Prima della fine dell’anno la maggioranza di governo spagnola è riuscita a sbloccare almeno alcuni dei suoi principali conflitti interni. Il più emblematico dei quali si chiama Legge trans. Si tratta di una legge bandiera del ministero dell’uguaglianza guidato da Irene Montero. Dopo essere riuscita a portare a casa l’altra emblematica legge, quella chiamata “Solo sì è sì” che mette al centro dei rapporti sessuali il consenso esplicito e la cui applicazione ha generato alcune controversie nelle ultime settimane, la legge trans (che in realtà contiene tutta una serie di iniziative per proteggere la comunità Lgbti e contro la discriminazione) era diventato il più mediatico dei punti del contendere fra i soci di governo.

Uscita dal Consiglio dei ministri un anno e mezzo fa, era rimasta bloccata dai veti di un settore del partito socialista, guidato dall’ex ministra Carmen Calvo (che ora è presidente della commissione di uguaglianza al Congresso), che ha cercato in tutti i modi di annacquare il diritto di autodeterminazione delle persone trans, con la proposta di 37 emendamenti che riducevano il margine di manovra delle persone trans minori d’età.

La filosofia della legge è quella di lasciare libere le persone trans di decidere che genere le descrive, e di cambiare i propri documenti in sintonia con questa decisione, senza bisogno né di certificazioni mediche, né di permessi giudiziari. Per i minori di 16 anni è necessario il consenso dei genitori; i socialisti hanno cercato di limitare questa libertà, ma questa settimana gli emendamenti sono tutti caduti in commissione: l’unica speranza era convincere i popolari ad appoggiarli, innescando una bomba atomica fra i soci di governo. Ma alla fine i socialisti sono rimasti soli nella difesa degli emendamenti più controversi; ne sono stati accettati altri, come quello che annulla l’equiparazione della violenza nelle coppie dello stesso sesso alla violenza di genere, un tema affrontato da un’altra emblematica legge approvata dal governo Zapatero, socialista, 20 anni fa. Fra gli emendamenti respinti anche quelli di altri partiti di sinistra che volevano introdurre tutele per le persone non binarie, le uniche sotto la bandiera arcobaleno meno tutelata da questa legge. La comunità Lgbti in tutta la Spagna ha continuato a manifestare per mesi per chiedere l’approvazione senza modifiche della legge.

Manca ancora l’approvazione definitiva, ma i socialisti hanno fatto sapere che non ripresenteranno i loro emendamenti, e la legge dovrebbe essere approvata la settimana prossima al Congresso e nei primi mesi del 2023 al Senato.

Entro il mese il governo, oltre all’approvazione definitiva della finanziaria, vuole anche liquidare sia la modificazione del codice penale per eliminare l’anacronistico reato di sedizione e ricalibrare il reato di malversazione, che il partito popolare aveva gonfiato per colpire i politici indipendentisti. Entrambe richieste dei soci di governo di Esquerra, criticatissime dalla destra, ma che il governo vuole archiviare in fretta. All’ultimo momento è stata anche inclusa una norma per ovviare al blocco istituzionale imposto dal Pp che si nega a rinnovare gli organi giudiziari, come sarebbe suo dovere costituzionale. La legge sul benessere animale, voluta soprattutto da Unidas Podemos, è incagliata perché i socialisti si sono impuntati a escludere gli animali da caccia dalla protezione (ma dovrebbe sbloccarsi).

Le due leggi più importanti che rimangono al palo sono la legge bavaglio sulla “sicurezza cittadina”, introdotta dal Pp e sulla cui abrogazione sono tutti d’accordo e infine la desideratissima legge sulla casa, cavallo di battaglia di Podemos e dei suoi alleati locali, come il partito di Ada Colau: i socialisti non vogliono colpire troppo duramente i proprietari. La speranza di arrivare ad accordi in anno elettorale (elezioni locali a maggio, e politiche a dicembre) è francamente scarsa.