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Kosovo: tensione al nord, nuove esplosioni e spari a raffica

Kosovo: tensione al nord, nuove esplosioni e spari a raffica

Da oggi scuole serbe chiuse. Monitoraggio Kfor e Eulex

12 dicembre 2022, 14:03

Redazione ANSA

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(Foto archivio ANSA) © ANSA/AFP

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(Foto archivio ANSA) © ANSA/AFP

Alcune esplosioni e spari a raffica si sono uditi dopo le 21 di domenica sera el nord del Kosovo. Nel darne notizia, la tv pubblica serba Rts ha precisato che le nuove detonazioni si sono registrate nei pressi della località di Rudare. In tutto il nord, in una situazione di alta tensione interetnica, prosegue la protesta della locale popolazione serba, con barricate e blocchi stradali, decisa dopo l'arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara. Nelle zone più sensibili sono presenti pattuglie della Forza Nato (Kfor) e della missione civile europea (Eulex). Le scuole che operano nel sistema di istruzione serbo resteranno chiuse a partire da oggi.  La presidente del Kosovo Vjosa Osmani, alla luce della forte tensione che permane nel Paese, dopo consultazioni con le forze politiche aveva annunciato il rinvio al 23 aprile delle elezioni locali pcomuni del nord a maggioranza serba. Appelli alla rimozione delle barricate e dei blocchi stradali sono giunti da Ue, Nato e Usa.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha convocato una riunione d'emergenza del Consiglio per la sicurezza nazionale. Nel darne notizia, la presidenza a Belgrado non ha precisato i temi al centro della riunione, che con tutta probabilità sarà dedicata agli ultimi preoccupanti sviluppi della situazione in Kosovo, con l'escalation della tensione interetnica nel nord a maggioranza serba, dove da ieri i serbi attuano blocchi stradali per protesta contro l'arresto di un ex poliziotto serbo.  

Il premier kosovaro Albin Kurti ha accusato la Serbia di minacciare una nuova guerra con l'invio di proprie truppe nel Kosovo, e di appoggiare l'attività di gruppi criminali le cui attività illegali destabilizzano continuamente la situazione nel nord. Parlando oggi in una conferenza stampa a Pristina unitamente al ministro dell'interno Xhelal Svecla, al termine di una riunione del consiglio di sicurezza, Kurti ha detto che il suo governo vuole un futuro democratico e prospero per il Kosovo mentre la Serbia vuole tornate al passato segnato dalla guerra. "Il passato deve rimanere tale. Noi siamo un governo di pace che vuole garantire la sicurezza per tutti i cittadini senza distizione di etnia, religione, sesso o età ", ha affermato Kurti, denunciando il forte riarmo di Belgrado. "La militarizzazione della Serbia nel corso degli anni ci ha portato a questa situazione", con la Serbia che minaccia la guerra e il ritorno delle sue truppe in Kosovo. "La dirigenza di Belgrado oggi parla e si comporta come 23 anni fa (nel 1999 si concluse la guerra con il ritiro delle truppe serbe e l'ingresso della Forza della Nato (Kfor), ndr), ed è guidata dagli stessi politici, come (il presidente serbo Aleksandar) Vucic, ex ministro della propaganda di Slobodan Milosevic, e (il ministro degli esteri Ivica) Dacic, ex portavoce di Milosevic", ha detto il premier kosovaro.

A suo dire, "le azioni della Serbia costituiscono minacce costanti. La pace in Kosovo è arrivata dopo la nostra guerra e l'aiuto dell'alleanza (la Nato, con i raid sulla Serbia del 1999, ndr), al termine di un regime genocida". Per Kurti, con il pacchetto proposto da Ahtisaari ai serbi locali sono stati offerti diritti senza precedenti. "Ma l'integrazione del nord (a maggioranza serba, ndr) non è avvenuta neanche dopo 14 anni dall'indipendenza e dieci anni di negoziati (fra Pristina e Belgrado con la mediazione Ue)". Kurti ha quindi denunciato come in tutti questi anni sia andata avanti l'attività nel nord del Kosovo di strutture parallele (legate a Belgrado), continuano a circolare auto con targa illegale, si lavora e si commercia con i dinari serbi, l'elettricità non si paga, al parti di vari altri servizi. Una situazione questa che è assolutamente inaccettabile - ha affermato. "Noi siamo un governo democratico, siamo interessati alla cooperazione con i serbi del Kosovo. Siamo il governo più democratico e progressista della regione" ha detto Kurti, invitando la comunità serba a cooperare con le autorità kosovare in modo da prendere insieme le decisioni. "Purtroppo la Serbia, attraverso gruppi criminali, ha tenuto e continua a tenere in ostaggio i cittadini del Kosovo", operando costantemente al fine di creare caos. Il premier a questo riguardo ha condannato con forza i blocchi stradali e le barricate attuati da ieri dai serbi del nord, e ha chiesto alla Kfor di intervenire per garantire la libertà di movimento di tutti i residenti - che è parte del suo mandato ricevuto dall'Onu. "Il blocco delle strade pubbliche da parte di bande criminali che sparano contro la nostra polizia e quella di Eulex è inaccettabile", ha detto Kurti.

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