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Tunisia, il fallimento della legge che doveva fermare la violenza domestica: "Le autorità non riescono a proteggere le donne"

Tunisia, il fallimento della legge che doveva fermare la violenza domestica: "Le autorità non riescono a proteggere le donne"
Nonostante una legge approvata nel 2017. Il rapporto-denuncia di Human Rights Watch. "...mi ha colpito alla testa con un mattone. In me vedeva il diavolo, voleva distruggermi”
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ROMA - La storia. Nahla ha quarant’anni e vive con il marito a Ben Arous, una delle città più grandi del Paese. La sua esperienza di violenza domestica - ha raccontato a Human Rights Watch (HRW) - era iniziata già quando lei era bambina, con il padre che la trattava diversamente dai fratelli. Nahla sperava che il matrimonio potesse essere una via di fuga dalla violenza e invece la sua nuova vita si è subito trasformata in un inferno. “Mio marito ha iniziato a picchiarmi la prima notte di nozze: avevo le mestruazioni e non volevo fare sesso, lui non voleva accettarlo. Così mi ha colpito e mi ha costretto. Mi chiama abitualmente puttana, mi dice che non valgo nulla. Non volevo lamentarmi, finché a marzo 2021 mi ha colpito alla testa con un mattone. In me vedeva il diavolo – diceva - e voleva distruggermi”. Dopo questa esperienze Nahla ha sporto denuncia, ma il marito ha parlato con la polizia che ha convinto la donna a ritirare la denuncia. Anche dopo una seconda denuncia, la polizia si è rifiutata di proteggerla. Allora Nahla è andata in tribunale, ma ancora una volta non ha trovato ascolto. La disperazione l’ha spinta a tentare di buttarsi dalla finestra del palazzo di giustizia, ma qualcuno è riuscito a trattenerla. “Se anche mettono in prigione mio marito, che ne sarà di me? Non ho soldi, la mia famiglia non vuole accogliermi, i centri a cui mi sono rivolta per chiedere assistenza nemmeno. Mi sento come se stessi camminando verso la mia tomba”.

I dati sulla violenza. Qualcuna è stata rinchiusa in una stanza per più giorni; qualcun’altra picchiata con degli oggetti; qualcuna stuprata, qualcuna costretta a lavorare senza stipendio. Tutte le donne intervistate da HRW hanno subito umiliazioni di ogni tipo, fisiche e verbali. Nel 2021 la polizia tunisina ha registrato quasi sessantanove mila denunce di violenza contro donne e ragazze. Ma la reale portata della violenza domestica è difficile da valutare, a causa della scarsa disponibilità di dati ma soprattutto per la pressione sociale ed economica fatta sulle donne, affinché tollerino le aggressioni maschili. Un’inchiesta condotta dal ministero della Donna nel 2021 aveva già rilevato che il quarantanove per cento circa delle donne tunisine è stato vittima di violenza domestica nel corso della vita. Questi numeri poi sono aumentati con la pandemia di Covid-19, al punto che, sempre secondo i dati del Ministero, nel 2020 i casi di violenza di genere sono stati sette volte superiori rispetto agli anni precedenti.

La denuncia di Human Rights Watch. Nonostante il paese nel 2017 abbia adottato una delle leggi più severe e progressiste del mondo arabo e del Nord Africa contro la violenza sulle donne, la mancata applicazione delle norme – sottolinea il rapporto di HRW - alla fine continua a esporle a una lunga serie di abusi. Le autorità infatti non rispondono alle richieste di aiuto, non indagano, non offrono protezione contro la violenza. E il mancato finanziamento delle reti di supporto e accoglienza lascia molte donne senza scampo, senza possibilità di difendersi dall’aggressore, anche quando questo è il padre o il marito. “La Tunisia non potrà continuare a raccontarsi come paese leader del mondo arabo per i diritti delle donne se non inizia a considerare la violenza domestica come un crimine grave” scrive Kenza Ben Azouz, ricercatrice di HRW e autrice del rapporto.

La legge 58 del 2017. La legge garantisce il diritto delle donne abusate ad avere assistenza medica e psicologica. Ma la maggior parte del personale sanitario non ha una formazione sufficiente ad controllare i casi di abusi. Nel 2020 l’unico centro dedicato al benessere psicologico delle donne vittime di violenza ha dovuto chiudere per mancanza di fondi. La legge stabilisce ancora che le donne che hanno subito violenza hanno diritto a essere accolte in alloggi di emergenza, ma il legislatore non ha mai stanziato fondi sufficienti per mantenerli. Soprattutto lontano da Tunisi, nelle aree interne, le donne che scappano dalla violenza difficilmente trovano un posto in cui andare. Il Paese attualmente dispone di dieci centri che accolgono le donne vittime di violenza, per un massimo di centottantasei persone. Il ministero della Donna prevede di aprire dei nuovi centri entro il 2024, almeno uno per ogni governatorato. Ma accanto alle decisioni politiche – dicono i militanti per i diritti umani - bisogna accompagnare un'adeguata campagna di informazione, per combattere lo stigma che si abbatte contro le donne che lasciano la casa per sfuggire alla violenza.